"Spirito Santo, Dio,

  immergiti in me

  ed irradiami

  con la Tua Luce".

"Verso la Luce"
"Verso la Luce"

Antonio Croce nasce a Bovino (Foggia) il 04.06.1948. Diplomato in ragioneria. Facoltà di lingue e letterature straniere. Immigrato a Milano. Ha pubblicato in raccolte antologiche e libri d'arte. Ha conseguito vari riconoscimenti. Volontario nella Croce Bianca e nell'Associazione Volontari Ospedalieri. Impiegato turnista all'aeroporto di Linate, ha operato da volontario nell'assistenza ai missionari nell'ambito della Cappella "Madonna di Loreto". Religioso. Miracolato. Amante della Natura e dell'Arte. Utopista.

Poeta accreditato da WIKIPOESIA.

Contatti: antonio.croce@email.it

"Il dono di Agnese"
"Il dono di Agnese"

"Fiori per Voi,

 che fate dell'Arte un dono;

 poesie per Voi,

 che vi cibate della Bellezza." 

"Danza nel Sole"
"Danza nel Sole"

"  .  .  .   .  .  .  .  .  . l'Uomo trasmette la vita;

   _ _ _ _ _ _ _ _ _ la  Donna  la  conserva."

  

   Insieme guadano l'arco dell'esistenza,

   come comete,

   disseminando, quà e là, scintille

   di amori e vitalità.

   Rose e spine,

   sui binari del destino.

   L'alfa e l'omega,

   tra il vociare delle parole.

   L'aria e il respiro,

   in mezzo la Vita.

 

 

"Se la lealtà, la giustizia e l'amore ancora non sono stati sotterrati dagli uomini, è  perché i bambini continuano a nascere ogni giorno e con loro il desiderio della felicità.  

Io credo nella felicità e nei bambini e, come loro, ho una infinita fiducia che  domani possano accadere cose più meravigliose di quelle accadute oggi e che il mondo  saprà prendersi per mano ed amarsi davvero."

"Il mio Presepe"

 

Quante volte, da dietro l'uscio del mio cuore, ho dipinto con calce umida le tue bianche case;

ho dato nidi di rondini alle tue tegole e voce al vento.

Ho sentito i rintocchi della torre antica ed il canto dell'Ave Maria.

Ho abbracciato i tuoi alberi, le tue vie piene di essenze e i sorrisi della gente in una smorfia di bocca, quasi una lacrima, perché ripartivo.

Eppure sono là, se Tu, Betlemme, mi scorgi da dietro l'uscio delle tue case e m'inviti a sognare con gli occhi dei bambini, tra palme leggiadre e granelli di sabbia, nei tersi cieli della tua spiritualità.

*

I bambini di Betlemme giocano e sognano, raccolgono muschio per il loro Presepe.

Vi pongono le pecorucce, il bue e l'asinello. Le botteghe dei mestieri, l'osteria e la Grotta.

Seguono i pastori; per le vie del paese suonano le ciaramelle, l'armonia del Natale.

Sorridono i bambini di Betlemme. Si danno la mano e fanno girotondi intorno al mondo;

si muovono nel segno della Cometa, sulla scia della slitta di babbo natale.

Costruiscono case, dalle porte spalancate. Danno calore ai  focolai accesi:Ospitano Maria, Giuseppe, Gesù, i Pastori e i Magi. I Diseredati, gli Ignudi e gli Affamati.

Preparano leccornie e torte; danno da bere cioccolata calda. Stanno nei cybernet-café.

Usano le nanotecnologie. Non assumono droghe. Si cibano d'arte e di poesia.

I bambini di Betlemme sono Angeli: Diffondono la Buona Novella.

Hanno negli occhi la gioia e credono nella felicità. Piantano i semi della Vita

e ne distribuiscono i germogli ad ogni casa: Tutte le genti ne mangeranno i frutti.

 E ne offriranno a Noi, quando, varcando la soglia, diranno:”Buon Natale!”.

Dalla raccolta: "Ecce homo" * Il Frutteto Edizioni *

Amen”.

 

Mi  chiamo Lazzaro.

Oggi,  ditemi: “Buona Pasqua.”

Contemplatemi,

ma non toccatemi.

Sono ancora convulso di spine.

Lo Spirito mi ha inalato ancora

nell’albero della Vita,

tra gli umani.

Nella sofferenza  ho abbracciato

la Passione di Cristo sulla Croce.

Chiedevo a Gesù di lenire il mio dolore.

Dicevo: Perdonami Signore per questa mia debolezza.

E’ solo una spina nel mio martoriato corpo.

Quanto tremenda è stata la Tua Passione sul legno della Croce!

Perdonami, Signore. Sia fatta sempre la Tua Volontà.  Amen.

“Nel giardino dell’Eden”.

 

La meraviglia spumeggia sulla cresta dell’emotività.

Lo stupore fa il surfista nei meandri della bellezza.

Nella poesia dei fiori, nei colori dell’arcobaleno,

nei dolori del parto, nel fruscio del vento.

La vibrazione dei sensi, la percezione e l’estasi.

Oltre ogni orizzonte, lo stupore, l’ignoranza e la conoscenza.

L’iddio umano s’inebria del bello.

E il pensiero corre ai ripari.

Schegge del sapere si assetano alla fonte della conoscenza.

L’idea comprime il tempo nell’attimo e srotola gli elementi.

Pensiero, manipolazione, realizzazione.

Intrecci di luci e colori nel prisma umano. Sensazioni.

La quantistica dell’evoluzione, la doppia elica del DNA.

Il loro incontro nella variazione della specie.

Il prodigo punta il dito e sprigiona energia.

Il desiderio di ciò che eravamo, è vita,

nell’io, nella natura, nell’universo.

Il ragno tende la tela ed attende

briciole del sapere dall’Onniscienza.

Il bambino intende una nuova ode

nel giardino dell’Eden.

Un nuovo stupore l’attende.

"Vite in simbiosi"

.Mi muovo nei miei sogni, mi vedo dormire.

Sogno e volo. Tocco stringo, uccido.

Muoio e vivo ancora.

Dall'alto la CMT* ha zampillato in me.

Come le acque di una cascata

ha gelato le mie pareti sonannti**,

a guisa d'ulivo ha cesellato le mie mani e

donato a Pegaso i miei piedi***.

Mi elevo in vapori e sogni.

Vedo angeli, stelle e margherite intorno a me.

Il mio angelo custode, in carne ed ossa, si avvicina.

E' luminoso e gioioso: Il suo sorriso e le carezze inebriano.

Come meteora di luce mi conduce.

Ha ali forti, mi sostiene: Voliamo su immense foreste,

tra montagne scoscese e incantate valli.

Gabbiani liberi sui mari blu ad incontrare la luce.

La luce, il mare, la luce, brilla sulle acque del mare

in immagini di colombe impazzite. E sono felice!

Anche Voialtri sognate e volate.

Angeli**** ad incontrare i diseredati,

che pazientemente aspettano.

 

Note:

*Malattia rara di Charcot- Marie Tooth.

**Paralisi delle corde vocali e tracheotomia.

***Piedi equini e sedia a rotelle.

 

****Omaggio al Volontariato.

“La materia oscura, che scura non è”

 

Il bello sta dentro di te, nel profondo.

Tu, bambino cresciuto, divenuto uomo,

sei avvizzito. Hai dato la tua legna al bosco.

Imploso sei nel buco nero; nell'altra parte dell' 8, l’infinito.

Aurora boreale e australe nell’universo,

nell’est e nell’ovest, prodromi di coscienza.

Sei un’aureola e sei un Tu-tto: Un sogno cerebrale.

Ti sostiene lo Spirito, la materia oscura, che scura non è:

E’ la super Luce, che attrae e non acceca,

che vedono i trapassanti, in vita ritornati.

Ti formi in una stella supernova, come un baco in farfalla.

Pronta a tuffarti per farti terra, aria, respiro. E camminare.

Tabernacolo per le vie del mondo

ad incontrare le rose e le spine, ove

il profumo delle rose inebria il dolore, come il sorriso.

Il tuo essere bello si fonda con la bellezza che ti circonda.

Tutto è armonia! Per amore le cellule stanno al corpo,

i tralci alla vite; la vite alle radici. La terra al sistema solare.

i pianeti alle stelle e le stelle alle nebulose e galassie.

La luce e il buio. Il battito del pensiero umano,

la risonanza di Schumann e la geometria della creazione.

La luce si può rendere impropria; le tenebre non l’accolgono.

L’amore, no. Si ciba del buio e lo rende incandescente.

Nuovo bene da essere sublimato!

La materia oscura, che scura non è, si chiama Amore.

E’ la bellezza che salva il mondo.

Il tuo fuoco da calore ed illumina, come il sole.

" Ogni stagione dà un frutto diverso "

 

"Ma cosa vuole lei da me!", mi dice un paziente oncologico.

 "La mia vita non è più come prima!".

"Se ne vada, per favore”.  Ed io: "Scusami, ti voglio bene!".

Rivedo il paziente in terapia. "Buon giorno, oggi è un nuovo giorno!" dico.

"Si, per quelli che sono là fuori”, risponde. “Io, invece, sono arrivato alle 07,30 ed ora, all'alba delle 11, sono ancora qui. Vorrei morire, o, meglio, vorrei non essere nato. Che senso ha ora questa vita, la mia vita!.Tutto si scaglia contro di me. Dio non esiste. E’ la fine di tutto. Tutto è cenere!”. Sì, ma sotto la cenere c’è un vulcano assopito, pronto ad esplodere in un grande “bing bang”. Come sotto la neve c’è il pane che dà vita.

La vita è movimento. Non c’è vita senza movimento. Esplosioni ed implosioni. E tutto si muove in uno stridio di forze e dolori. Capire il senso della sofferenza!

E’ una porta stretta che dobbiamo attraversare, come quando nasciamo.

Il bambino venendo al mondo, la prima cosa che fa è piangere. Non perché gli manca l'affetto, il cibo o il calore, ma, inconsciamente, sa di venire a morire.

Stava così bene nella pancia della mamma!

"Sono nove mesi che vado avanti col folfox, quando potevo stare con i miei amici".

 "E già, perché qui siamo tutti nemici!", ribatto. "Tutti siamo malati! Anche quello che

va allo stadio col coltello in tasca! E dice che sta bene!". "Si, ma quello è pazzo!", mi dice.

 Siamo malati tutti! La donna che partorisce nel dolore, poi si concede ad un nuovo atto d'amore per una nuova creatura. “Ab origine”, siamo malati!

Le spine non offuscano la bellezza delle rose, ma il profumo delle rose inebria il dolore. L’Amore è il lubrificante. E’ la forza che dà speranza e trasforma la paura in fiducia.

Non è coraggioso colui che parte e va, ma colui che pur avendo paura osa fare un passo dopo l’altro. Il sofferente si rinvigorisce, si aiuta e si fortifica, e trova nuovo impeto di vita.

Come la pioggia scende giù dal cielo e non vi ritorna senza irrigare e far germogliare la terra, così una carezza od un sorriso alimentano la linfa vitale.

Ma tu, come fai ad essere così buono? Come ti chiami?”. Mi chiamo Tonino, e tu?”.

“Mi chiamo Pascal. Sono un barbone. Qui mi fanno sentire un uomo, sono considerato e rispettato. Le pareti bianche di questa stanza io le vedo azzurre con tanti angeli che mi svolazzano intorno. Il pavimento lo vedo trasparente e, sotto, un dirupo, in cui vorrei precipitare, ma non riesco, perché voi mi fate volare. Mi sento un angelo!”.

 “Ma sei vivo e vegeto e stai parlando con me”.

“Si, ma tu, che hai il camice bianco, sei un medico o un prete?”.

“No, sono un volontario dell’AVO. E sono qui. Con questi nuovi amici: sinceri, spauriti e fiduciosi. Che credono in queste strutture, nelle terapie, nei medici e nei miracoli. Amici che ora assaporano la bellezza della vita, che inteneriscono con la loro mestizia. Che vogliono dire chissà che cosa, e le parole del loro vissuto si mescolano con la polvere dell’oblio. I loro occhi spiritati fanno melina col nostro sorriso. Parlano e dicono. E dicono tutto delle loro vicende. Ti invitano a bere qualcosa e, oltretutto, ti sono grati per aver trascorso momenti di vera umanità. Si può anche giocare o vestirsi da clown. Si fortificano con la presenza di chi è loro più caro o più prossimo.


E questo è Barabba, il ladrone: Plurilaureato, manager da seicentomila euro l’anno. “Ho avuto tutto: Donne, viaggi, sfizi vari. Ma non vivevo! Ero ottuso, immerso nei numeri, nei risultati economici e nelle statistiche. Sfrecciavo in auto e non mi rendevo conto di ciò che mi circondava. Ora vivo! E’ come se si fosse squarciato un velo nel mio cervello. Avverto di avere altri occhi, un nuovo udito e un altro naso.

Mi sento come una foglia attaccata all’albero della vita! Avverto la fragilità del mio essere, immerso nella natura e tutt’uno con essa, pur nella diversità.

E’ stupenda la natura! Sento l’erba crescere, assaporo la carezza del vento e mi fermo ad ascoltare. Non raccolgo fiori nei campi e serbo rispetto. Fotografo i fiori e, poi, d’inverno passo di là e mostro alla pianta sfogliata il suo splendore. E le dico che è bellissima, perché ogni età ha la sua bellezza: La bellezza dell’anima. Prima vivevo nell’ ego; ora ho dilatato la mia coscienza a tutto ciò che mi circonda.

Essere goccia ed essere mare! Io pagherei per fare questa esperienza di sofferenza, non per masochismo, e non so quanti pagherebbero per farla! ”.

Barabba mi ha inchiodato come un Cristo sulla croce.

 

L'uomo è immerso nella "dualità" esistenziale del Bene e del Male, così come tutto il creato. Il pensare dell'uomo è parziale e relativo, come un raggio di luce, ma la sua visione è "totale", non percepita in quanto relativa, ma totale! Si può dire, semplificando, che l'uomo è un raggio proiettato, mentre Dio è l'essenza stessa della Luce! E la Luce è la corteccia dell'Amore. La Luce si può fermare perché le tenebre non l'accolgono; l'Amore, no, perché si ciba del "buio" fino a renderlo incandescente.

Un corpo degenerato, invalidato, vive l'esperienza della fragilità e della delicatezza di sé stesso, del soffrire e del riuscire.

Ogni corpo è in se stesso un dono, che riceve e che dà in forza dell’Amore.

Le malvagità e le angherie, gli egoismi e le usurpazioni, le violazioni e le ipocrisie incrociano questo Corpo che redime.

Un corpo in coma è un corpo che palpita in nuove esperienze: L'esperienza dello stato in luogo e non del movimento, della Luce e non del bagliore, dell'Amore e non del bene.

E' un essere che pulsa nell'aureola di altre dimensioni umane e dello Spirito.

Un corpo contorto nei meandri della sofferenza tende sempre alla Luce.

 

Un corpo fragile esprime tenerezza ed è caro all'Amore, che rigenera. E noi siamo la malta che edifica. Il sale della terra. Il profumo che tende alla santità. Le malattie, le sofferenze e le angosce, nutrono l'Amore, che è "l'arte di donarsi" in ogni istante, anche da moribondo.

*

Camici bianchi. Sguardi puntati in occhi pieni di paura e mesti di fiducia. Angeli intorno a me. Arcobaleni. Consulti e bisturi. Il mio corpo immolato sugli altari della medicina: Pane spezzato offerto a Dio, che da e che toglie.

Io credo che le "malattie" non debbano essere chiamate così, prendendo la radice dal male, ma "miserie", cioè Misericordie che il Buon Dio ci dona per provarci nel crogiuolo.

Cirenei sulle strade del mondo ad incontrare, come tante goccioline, il mare dell’acqua cristallina delle anime sante del Paradiso.

A distanza dodici anni, eccomi a dare ancora qualche frutto della mia stagione di vita.

 *

Da l’eBook : “Il sapore della ciliegia” . Lestanzedicarta edizioni

 

 

Anno 2011 * Omaggio ai Valori d'Italia.

 

              “La Patria dei Poeti”

I Poeti

non hanno patria;

i loro cuori vibrano d'universo.

Sono come gli uccelli del cielo,

viaggiano liberi, non hanno confini.

Il loro amico è il vento,

si librano sulle ali dello Spirito.

I Poeti sono sognatori,

hanno l'utopia nei loro sguardi,

guardano con estasi al futuro.

I Poeti donano l'ulivo della pace

ed esigono un mondo di armonia,

ove è un convivio d'amore

e vive la realtà di fiabe,

di torte e zucchero filato;

di festa per l'accoglienza,

la fratellanza e la tolleranza.

I Poeti sono coscienti e

sanno che questa è utopia.

Non perdono la speranza.

Sono il sole prima della tempesta,

la luce oltre il buio.

I Poeti sono rivoluzionari,

soffrono nelle loro spine, e

offrono le rose del proprio giardino.

Irrompono con carta e penna

e raccontano di una terra,

distesa su acque mediterranee,

arroccata su fondamenta di musa,

basata sull'arte del sapere e dei mestieri.

Essi si cibano dei frutti di quella terra.

Sanno come si chiama

e sempre la cercano.

Continuano a sognare

su una carta d'identità,

ove un inchiostro arcobaleno ha scritto:

ITALIA”.

Data di nascita: 17 Marzo 1861.

Dalla raccolta: "Lux o della Pace" * IL FRUTTETO Edizioni *

 

                                

                                  “Le ciaramelle”

 

 

 

Un suono delizioso, come di madre, una ninna-nanna.

 

La gente del Nord suona le cornamuse;

in terra d'Abruzzo, le zampogne.

Io amo le ciaramelle.

 

Eguali ad un seno: Gonfie di latte, sulla bocca avida

del neonato; d'aria, nelle narici con essenze di dolciumi

e profumo di mandarini.

 

Si gonfiano, si sgonfiano, si riempiono ancora, come i polmoni;

come la vita. Le maree, gli uragani, i vulcani.

Il seme nella terra implode: nasce un nuova poesia di vita.

 

La poesia, come l'edera, s'inerpica, scavalca il muro, trova l'amore.

 

Volteggia con i sensi, feconda l'animo.

Aleggia come lo spirito. Mi innamoro: La mia Musa,

sempre amata, e sempre irraggiungibile.

 

Sognata, e mai toccata.

Anelata. Sospirata. Desiderata.

La poesia avvinghia il mio cuore; impalpabile, mi estasia.

 

Con spasmo, mi ama. Mi trova, mi assale, mi possiede, mi svuota.

Si acquieta nel suono melodioso di una nuova ninna-nanna,

la poesia, e la vita.

 

Come sono belle le ciaramelle!

 

 

 

 

 

                        

 

                        "Dolce passione"

 

 

       Calcando i pensieri, crepitio di zoccoli pesanti,

       fanno svenire foglie di memoria; gli attimi saturi

       di malinconia ed ebbrezza.

 

       Batuffoli rosa

       di nuvole ovattati, in cristallino azzurro,

       stemperano l'animo di dolce passione.

 

       Espande il sentimento; si effonde la tenerezza. 

 

       S'invola, a guisa di aquilone,

       e va verso l'orizzonte,

       oltre il quale, esisti solo Tu.

 

       Un baco bruca l'ombra dei ricordi;

       prende vita una farfalla d'amore,

       che svolazza oltre la collina.

 

       Un vociare di cuori s'inneggia nei cieli.

 

       Giochi amorosi

       si assestano nel cuore; gocce cadono

       nelle crepe della pelle avvizzita.

 

       Un focolare, affossato nel respiro, attende di

       essere preso per mano e portato ad una serata

       di danza.

 

       Il mattino avrà il nostro giorno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                 "Foglie di poesia”

 

 

 

Foglie di poesia

raccolte nel giardino delle ninfee;

pagine, senza numerazione,

composte in libri di pergamena,

senza indice dei testi e degli autori.

Aquiloni sulla spiaggia del foglio

liberi da fili, punti e virgole.

Parole aleggianti come nuvole per poi

tuffarsi, in gocce, tra solchi d'inchiostro; 

come messaggi in bottiglia

in attesa dell'amo e di te

pescatore, del tuo giubilo.  

Il fruscio lieve della mano

reca scompiglio, tremore e palpitazione. 

Sovviene la luce. 

Dolce il tuo sguardo

s'impiglia in un incanto d'amore;

feconda con emozioni

il profumo del mosto selvatico. 

Ti esprimo sensazioni e

avverto il palpito di vita del tuo cuore.

Eccomi, distesa, figlia della Musa.

Essenze poetiche si addensano ora

su strati fecondi di sensibilità;

lievi pensieri levitano come petali

e fanno di te una ghirlanda.

Poserai con me nel cuore:

il re e la sua cenerentola.

Ti schiuderai farfalla a primavera

e seminerai al vento i tuoi frutti.

Altri raccoglieranno fiori e semi

e li porteranno nel giardino dell'Eden,

là ove sono le foglie sempreverdi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                           "Se Tu mi scorgi"

 

 

       Quante volte,

       da dietro l'uscio del mio cuore,

       ho dipinto con calce umida

       le tue bianche case;

       ho dato nidi di rondini

       alle tue tegole, e

       voce al vento.

       Ho sentito i rintocchi della torre antica

       ed il canto dell'Ave Maria.

       Ho abbracciato i tuoi alberi,

       le tue vie piene di essenze

       e i sorrisi della gente

       in una smorfia di bocca,

       quasi una lacrima,

       perché me ne andavo.

       Eppure sono là,

       se Tu, Bovino*, mi scorgi

       da dietro l'uscio delle tue case

       e m'inviti a sognare

       con gli occhi dei bambini,

       tra pupazzi di neve e

       voli pindarici,

       nei tersi cieli

       della tua spiritualità.

 

 

*Bovino (Foggia), comune dell'Appennino Dauno.

 

 

 

 

"Poesia”

 

Come fuga selvaggia

d'una tenerezza infinita

varchi il mio cuore e,

leggiadra,

rechi gioia ed emozioni.

Quella sei Tu, Poesia:

contemplatrice dell'immenso,

conforto nel dolore,

sollievo della speranza.

Ami immergerti

nella sorte umana

e chi ti ascolta

in te non può morire.

Tu scuoti il suo cuore

e le labbra parlano;

sei tu che racconti

un dolce sogno.

Narrando vai magicamente

per le vie anguste dell'intimità,

come gaia farfalla

a cogliere il nettare dei fiori,

che ridestano la primavera.

Nasce con te la vita,

e con essa l'amore;

il verde dei campi

dona la speranza.

Indi, paga

del tuo battito d'ali,

dolcemente ti posi

nell'eternità.

 

 

 

 

 

 

                      "Creazione”

 

Un colore

ho preso all'arcobaleno:

Il blu,

che ho deposto nei mari.

Un altro

ne ho sfilato:

Il verde,

che ho donato alle erbe.

Il rosso

ho volteggiato

fra nebulose e galassie

legando stelle e pianeti.

Col giallo

ho intricato

una spirale di luce,

di luci e colori.

Mi sono trovato

con le mani imbrattate:

L'arcobaleno

tra le mie dita.

Sono andato al fiume

a lavarmi:

Le acque ricolme

di mille colori

sono partite come colombe

e poi sono ritornate

inondando

monti, pianure e valli.

Così ho dipinto

le stagioni

ed ho raccolto

frutti prelibati.

Ne ho mangiato

per donarli all'amore.

Il cuore ha gioito.

Era la Vita.

 

 

 

 

 

 

                 "Il seme della vita”

 

Non bussate,

Voi, che entrate.

Le porte

sono spalancate.

Drappi verdi

vi annunciano:

Angeli della Pace,

dispensate

i frutti della saggezza,

donatemi l'Amore

ed un cuore nuovo.

Sciorinatemi

un canto di gioia

e datemi

un seme della Vita.

Vi prometto

che saprò custodirlo:

Lo pianterò

nelle piaghe del cuore

e lo innaffierò

con l'acqua pura.

Ne dispenserò i germogli

ad ogni casa;

tutte le genti

ne mangeranno i frutti.

E ne offriranno

a Voi,

che varcate la soglia,

nel nome del Signore.

 

 

 

 

 

 

 

                        "La mia Luce”

 

 

Quando riposerò

all'ombra della mia cenere,

avrò una nuova forza.

Frullerò ancora

il cuore della roccia.

La linfa correrà.....

Esseri pervasi di vitalità

e di anima,

che lo Spirito sbriglierà

per i sentieri del fiume rosso.

Nel mio campo

le zolle saranno fertili

ed il sudore e la pena

saranno lavati

dalle acque libere.

Nella mia terra

le messi saranno abbondanti

e tutti troveranno ristoro.

All'ombra del mio giardino

siederà solo la Luce.

 

 

 

 

 

 

  

   

                       "Un raggio di sole”

 

Ho bevuto

un raggio di sole

posatosi

come cometa

nel palmo della mano.

Luce divina

a penetrare le tenebre,

dolce laser

a scandire gli abissi.

Ha liberato

il seme della carità,

quello dell'umiltà e

l'altro della gaiezza.

Vi ha deposto

l'oro dell'amore,

l'incenso della preghiera,

la mirra della sofferenza.

 

 

 

 

 

 

"Ed illuminare la notte”

 

Perdersi

nell'ultimo raggio di sole.

Scivolare

senza ombra nel buio.

Ed illuminare la notte.

 

 

 

 

 

Dalla raccolta: "Eros o della Vita" * IL FRUTTETO Edizioni *

  

 

 

 

                       "Il pane dei poveri”

 

Cavalcare

le erbe dei prati,

onde

variegate dal vento.

Fiori,

papaveri rossi,

leggiadri puledri,

con calpestio,

in un campo di grano.

Una spiga s'invola

e si abbandona tra le dita:

Essenza di vita.

Il pane dei poveri!

Correre

sulle sabbie dei deserti,

onde

distese al sole.

Luci e colori,

vaneggi e deliri.

Lentamente

un'oasi di verde.

Sorgente di vita

benedici

il pane dei poveri!

 

 

 

 

 

"Messaggeri d'amore”

 

Va,

o Mercurio,

al dio della guerra.

Fondi nel sole

i suoi dardi crudeli.

Vesti

le ali del tempo

ed approda ad Hiroshima.

La vergogna

spazza via,

il muro di Berlino

abbatti,

e la muraglia.

Cavalli bianchi

sbriglia alle frontiere:

Messaggeri d'amore

a varcare i confini.

 

 

 

 

 

"Gioco di segni”

 

.Punto,

entità fissa nello spazio e nel tempo: Forma.

:Due punti,

Entità riflesse nei loro sguardi: Coscienza.

,Virgola,

essere in movimento: Vita.

'Apostrofo,

carezza d'affetto: Dono.

;Punto e virgola,

corteggiamento e amore: Disponibilità.

“”Virgolette,

sincronia di accordo: Amore.

.....Puntini continui,

moltiplicazione e conservazione: Procreazione.

!Punto esclamativo,

meraviglia ed evenienza: Idea.

?Punto interrogativo,

la vita e il fine: Esperienza.

( )Parentesi tonde,

vortici e spirali: Respiro.

[ ]Parentesi quadre,

idea e manipolazione: Pensiero.

§§ Parentesi graffe,

materia e immateria: Infinito.

 

 

 

 

    "Dedica ad un Sacerdote”

 

 

 

DIO,

io.............Karol J. Wojtyla 

.....goccia

che si tuffa per farsi terra - respiro -

tra le voci della gente e

in silenzio camminare

con cuore umano - tabernacolo -

tra sabbie e dune senza paura.

.....sorriso

che inebria il dolore - amore -

nei meandri della sofferenza

sublimante l'anima

a guisa di preghiere - calore -

inerpicanti la Misericordia.

.....samaritano

sulle orme di Cristo - Gesù -

per le vie di Emmaus

ad incontrare il mare

dell'acqua cristallina - benedetta -

delle anime sante del Paradiso.

 

 

 

 

 

 

 

 

                       "Amori”

 

      Braccia si tendono,

      cuori si schiudono per amare,

      fiori sbocciano

      nel giardino dell'Amore.

 

 

 

 

 

 

 

 

   

   "Sensazioni”

 

Volo,

messaggero d'amore,

intorno al tuo volto.

Eccelso monumento.....

Ai tuoi occhi

attingo

la purezza,

dalle tue labbra

raccolgo

un sorriso.

Il cuore vibra.....

.....Sensazioni.

Emozioni d'amore

soffiano al tuo cuore.

 

 

 

 

 

 

 

"L'ago, dalla testa di cruna”

 

Un po' di stoffa,

un ago,

e comincia una nuova danza:

Fili di seta e fili di lino

si cimentano

in un dolce walzer

di punti e ricami.

Ago, dalla testa di cruna,

come trastulli con la tua amata stoffa!

Baldanzoso l'abbracci

con tutti i tuoi fili

e la fecondi di vita e amore.

Tessi l'abito alla Cenerentola

e vesti me da Principe Azzurro.

Ti guardo nel viso

ago, dalla testa di cruna:

Dolci fate vestite di blu

m'invitano alla danza

per un sentiero d'argento

su un tappeto di porpora.

Cantano e ballano

un mito soave

e mi effondono

di seta e bellezza.

In un angolo

se ne sta la Maga Nera

in compagnia di Stella e Stellina,

e già in fondo

si appresta la Maga Bianca

dormiente sulle ginocchia di Luna.

Luna

dispensa semi d'amore

nei suoi sentieri di notti infinite;

le sue liane

la giostra degli innamorati.

Sensazioni e carezze,

di Alice l'ebbrezza,

le sue meraviglie!

Ora la Dama Bianca

scende con l'ancella Alba

ed Aurora le va incontro.

Sale la Dama Nera

sul calesse di Diana

e Luna si allontana.

Ahì! Perché mi desti

ago,dalla testa di cruna?

 

 

 

 

 

 

 

 

"Vorrei”

 

Spegnermi vorrei

come una sigaretta

tra le tue labbra.

Accendermi

come una lucciola

nei tuoi ricordi più belli.

Esplodere

come un grande 'big bang'

per creare il più grande amore per te.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"Il 06 Giugno 2005*”

 

Una dimensione corporea

si espande nei mari e

si riveste di nuovi orizzonti.

Mete immense e nuove

l'attendono,

nuovi altari

per sublimarla.

Formazione,

sacrificio e

dolore.

Gemiti e

cespugli di rose.

Una stella tra noi:

E' nata Agnese.

 

*) Centenario della nascita di mio padre Crescenzio: "1905"

 

 

 

 

 

          "Piccolo, piccolissimo Junior”

 

 

 

     In un cielo pieno di stelle e pianeti,

     pastore errante, ti cercavo;

     volevo che tu fossi stato una luna

     per chiamarti.

     Osservavo fra gli astri e non ti trovavo.

     Tu mi hai scorto e,

     per abbracciarmi subito,

     ti sei precipitato.

     Sullo strapiombo sei stato per sette settimane,

     a tremare.

     Convulso non hai retto e sei caduto.

     Io cercavo di arrampicarmi per darti sostegno,

     ma la scoscesa era umida e scivolosa.

     Un tappetino di lino bianco ti ha avvolto,

     mentre piovevano lacrime di sangue e

     di disperazione; una lacerazione.

     Sei sfuggito dalle mie mani come un granellino,

     portato via dal vento.

     Il tuo cuoricino è un fiorellino nel mio cuore,

     sul seno da latte di tua madre.

 

     Ti cerco, nella notte, tra le stelle.

     Ti mando bacini, piccolo, piccolissimo Junior.

 

 

 

 

   

 

 

              "La clessidra”

 

 

Il mio Sentimento

è deposto

nella clessidra del Tempo,

in attesa di qualcuno

che v'insuffli il Movimento.

 

 

 

 

 

 

 

"Rocio”

 

Mille passioni

portano

la mia barca

verso liberi mari

a pescare sentimenti.

Penetro gli abissi

e risalgo i fiumi.

Cerco

nelle cornamuse scozzesi,

nei giardini di loto e

negli imperi d'Asburgo.

Alle fonti del Nilo e

sui grattacieli d'America.

Nei filosofi greci e

nei figli dei fiori.

Varco

meridiani e paralleli

fino ai deserti equatoriali.

Un piccolo granello di sabbia

custodisce un grande sentimento per me.

 

 

 

 

 

"Visi d'Angeli”

 

La solennità dell'ora

mi trovava nella tua Casa,

o Signore.

La Mensa.....

Perdona

o Buon Dio:

Nell'ora solenne

io ho amato le tue cristalline creature,

ho desiderato

baciare ad uno ad uno i tuoi angeli.

Si profilavano a mani giunte,

ed io ammiravo:

Dolci creature........

Angeli del Paradiso.

Ed osavo baciar sulle labbra,

come penetrare nell'intimo

della tua Grazia.

Dolci veneri del tuo regno,

che io ho profanato.

Piango.....

Perdona,

o Buon Dio,

la mia prepotenza!

 

 

 

 

 

 

                          "Germogli”

 

 

 

Nel bosco di querce e abeti

sono intricate le mie forze,

prigioniere di estasi

e fronde che espandono.

La divinità immolata

sugli altari della natura

purifica i cuori della terra.

Acque sgorgano,

s'incensano in vapori e nubi;

si ripiegano in solchi vitali.

Palpitando,

nuovi tralci

si avvinghiano al legno della Vita. 

 

 

 

 

"Bagliori"

 

Raggi inchiodati

sul mio volto,

uno sguardo

dissolto nella luce,

che m'invita a salire,

a salire più in alto.

Celesti cieli

non vedo all'orizzonte

e volo, volo abbagliato.

Un vapore s'eleva

ed io vengo!

Restano solchi inariditi

sul viso di pece,

sul cuore di pietra.

 

                     

                      "L'albero di noce"

 

 

Un mulino ad acqua diroccato, senza tetto, sotto al dirupo, vicino al fiume; un germoglio di noce sradicato, piantai, in quel luogo, una dimora all'aperto. E pregai. 

 

Un dì, poi, partii, agguantata la valigia di cartone;

lasciai cari ricordi: I visi della gente. I giochi. Gli amici.

I primi amori. I frutti della vigna e le more del rovo.

 

Lacerazioni e disperazione galoppavano insieme alla corriera, che girava l'ultima curva in uno stridio di lacrime, per varcare nuovi orizzonti.

 

Assaporai nuove cucine, inalato odori. Cominciato a

mangiare la carne, a convivere col diabete ed il tumore;

gli inquinamenti ed i rumori della metropoli.

 

Ho incontrato altre etnie; ho condiviso con loro la tenda,

ho imparato altre lingue, colmato a gesti le lacune.

Ho pregato ed imparato ad amare. A lodare Dio Creatore.

 

Un giorno, poi, tornai al dirupo, laggiù vicino al fiume.

Nel mulino diroccato ora c'è un grandioso albero di noce.

Non stacco i virgulti. Non cerco nidi d'uccelli. 

 

Apri le tue mani: Vi depongo i frutti, che ho raccolto,

perché Tu possa gustare il sapore della Terra. E piantare i semi, che germoglieranno a primavera. Nuova era.

 

Avanza, intanto, l'autunno coi suoi colori arcobaleno.

 

 

 

 

 

 

 

                “La gaia gioia”

 

 

Le mani battono e spira fuori il vento, nel canneto è scompiglio: E' entrato l'uomo con la sua carabina.

Uccelli impallinati si addormentano per sempre.

O falciate le ali non tornano più al nido.

 

Abbaiano i cani, deposta la preda; grati i loro padroni,

pieni di gaudio, il petto gonfio. Ammaestrati,

addestrati al combattimento, contendono la preda

al falco cacciatore. Avverto il ruggito di Caino.

  

Di Romolo l'urlo. Degli agnelli l'ultimo belato;

delle colombe l'ultimo volo. Delle vestali il sacrificio.

Armonia oltraggiata, silenzio sublimato.

Un cuore trafitto; un'anima liberata.

 

Un volo di petali sugli altari della natura.

Si scrollano le anime, si purificano i cuori.

Germogliano nei cieli le stelle, lapidano Dio

di splendori. Illuminano il buio della notte.

 

Angeli custodi dell'umanità. Comete per

la guida dei veggenti. Profeti per il cammino

dei giusti. Levitazione e sussulti.

Apoteosi di beatitudine. La gaia gioia.

 

 

 

 

 

Dalla raccolta: "Thatanos o della Morte" * IL FRUTTETO Edizioni

 

 

 

                  "Agli avi”

 

     Un mare di croci

     incrocia il mio sguardo:

     Genti

     che al mio genere

     ha dato il natale.

     Avi!

     Queste sono le fatiche

     e le preghiere

     al calore del sole?

     Alla luce degli astri,

     questo é il mondo

     che anelaste per noi?

     Cadono le lacrime:

     Manto di rugiada

     alle vostre pene,

     brina che brilla

     al nuovo domani. 

    

         

      

 

 

 

 

 

 

"Azione”

 

Piange il sole,

trema la terra,

ride l'uomo.

 

 

 

 

 

 

 

"Beffa del vivere”

 

Vita,

come sei frivola,

vuoto

il destino che ti incontra.

Rido.....

e nella tua stupidità chiedo:

Quanto costa una cassa da morto?

Una bara

dove posare il corpo,

e allentare le mani,

nella dissoluzione

dell'involucro cellulare.

Per non viverti più,

famigerata,

cinicamente benigna,

lugubre e perfida.

Io non ho soldi per morire.

Offrirò l'anima mia

al Cielo,

a voi le mie ossa

perché possiate contarle.

 

 

 

 

 

 

"Grido”

 

Alla notte

i miei passi,

al mondo

la mia pace,

a me

la mia vita

continuamente grido.

 

 

 

 

 

 

"Idolatria”

 

Prendi del fango

ed incipriami il viso;

sputa nelle mie mani,

perché possa truccarmi.

La maschera

recita

il suo fascino.

Crepa, fratello!

Popolo, crepa!

Crepate tutti

al mio simulacro!

Il grande monumento di pietra

vive; la roccia

é dura a scalfirsi.

Nel suo cuore

cova

il mio viso arcigno di sfinge.

Idolatria!

E di me stesso,

il dio!

Ho divorato

il tuo corpo intriso di sangue.

Fratello,

il mio pasto é la tua Pasqua!

 

 

 

 

 

 

"Relitto”

 

Una barca scivola,

due remi ronzano

le acque lucenti

del plumbeo mare.

Va la vela,

continua a vagare.

Un uomo riposa,

sembra dormire.

Su di una spiaggia amena

un pigolio mortale

echeggia

nella solennità della pace.

 

 

 

 

 

 

                   "Per me” (Didionididilì*)

 

      Per me

      una giornata

      è come una rosa.

      Si schiude al mattino,

      tramonta la sera.

      Una giornata semplice,

      umile.

      Ma quando, a sera,

      la rosa si chiude,

      in me

      sboccia una grande felicità:

      Il mio Amore

      sta tornando

      dal suo lavoro.

 

 

      *) Idioma tra Alicia ed Antonio

 

 

 

 

 

 

"Tramonto”

 

Nitide figure

cadono nel buio,

silenti nell'oscurità.

Muore questo giorno,

ed io insieme.

Foglie non fremono,

uccelli non volano,

non un lamento.

Risorgo

con il nuovo giorno.

Di splendore divino

fulge la Luce;

m'irradia e dice:

Io sono la Vita!

 

 

 

 

 

 

 

  "Vita nuova”

 

     Mani scarne,

     carni scarlatte,

     stringono:

     Le spoglie di mia madre.

     Non roteano più i giorni

     e le stagioni;

     le speranze,

     le gioie e

     gli amori.

     Non più sorrisi,

     né abbracci;

     pianti,

     saluti e

     ritorni.

     Non più la veglia

     e il sonno.

     Cara salma,

     tu mi generasti!

     Serva della natura

     e mia suddita,

     le mie labbra

     ti rendono

     il bacio al mio primo gemito.

     Tu sei morta, o Serva;

     il tuo Dio é sepolto.

 

 

 

 

 

                        "Portatemi via"

 

Scorribande di pirati, fuochi d'artiglieria

in fatiscenti vie di vino inebriate; porte abbattute

di locande putride. Gendarmi mietono sciacalli.

L'assesto di un colpo, il freddo della lama penetrante.

Sono trapassato; svegliato e ulcerato.

Padre perdona. Non sanno quello che fanno.

Tre figure eguali, in un pastrano grigio avvolti,

sorridenti: Mosè, Elia, Gesù. Trasfigurazione.

Metamorfosi; nave spaziale, intrecci di

luci azzurre in archi di fusoliera. Disco volante.

Io lasciato ad osservare sul greto del mondo,

mentre si allontana. Portatemi via.

 

 

"Incontro al Destino".

 

Solo due occhi ramingano sul fluire di due binari,

irradiati di rosso da una tetra luce.

Solo pensieri si dileguano nella notte senza stelle, senza cielo.

Sono cupi pensieri che si perdono a livello dei binari,

oltre il percepire,  nella opacità.

Binari che bruciano! Destino che scotta!

Il destino di una vita morta in un'arida terra sconsacrata dall'uomo.

I miei sogni sommessamente cadono come petali, e muoiono.

Il mio essere infelice, va a perdersi nel buio...: Incontro al Destino!

L' iddio umano è sbronzo. Ed il pensiero corre ai ripari.

Schegge di coscienza si assetano alla fonte della conoscenza.

Un coraggio pauroso, nelle tenebre, osa piccoli passi.

La mia poesia di vita, come l'edera, s'inerpica, scavalca il muro, trova l'Amore.

Altre ramificazioni,  nuovi giardini e profumati fiori sconosciuti.

Frutti, che barche di carta, da orizzonti lontani, mi portano.

Le spine non offuscano la bellezza delle rose. Il loro profumo inebria il dolore.

Del buon samaritano, la sosta e del levita, l'andare oltre.

L'eterno bambino intende ancora un passo nel giardino dell'Eden,

tra una libellula od uno scompiglio nel cespuglio, un nuovo bivio l'attende. 

Dalla raccolta: "Omaggio o del tributo alla Poesia"

 

 

               “Terra mia”*

 

Or son ritornato qua,

lontano star più non potea,

lassù, lontan di qua,

del lusso il rischio e della vita mia.

 

Paese di disperazione,

paese di oppressione,

più non potea restare

e son tornato.

 

Qui, terra mia,

che custodito mi hai nell'infanzia,

anche se nell'ignoranza,

amore hai dato all'anima mia.

 

Co' castelli e gallerie sulla sabbia del rio,

che presso la dimora mia si trasportò,

e mi divertia tanto

come ora che mi sei accanto.

 

Amore che mai potei trovare,

quando da te mi distaccai

per cercar di ritrovare

amor migliore di quello che mi dai.

 

Ma or son qua

presso la tua acqua

e dissetarmi potrò

del tuo gioco.

 

Andar via

più non potrò,

perché dal tuo amore

conquistato sarò.

 

 

*) Commento in terza persona dell'autore della poesia.

 

Proverbialmente l'autore ci raccomanda di non sparlare delle cose cui si appartiene, ma di difenderle qualora fosse detto del male.

Ricorda il suo ritorno nel Meridione e dice che non resisteva a stare a Milano e che mal sopportava il lusso ed il troppo traffico, cui egli si esponeva con grande pericolo di sé. Di conseguenza dice che è un paese di disperazione per poter viverci ed opprime ancora chi ha già sofferto. Quindi è ritornato. Là, nella terra che lo ha sempre protetto dalle insidie della natura, quando egli non sapeva ancora orientarsi e, sebbene crescesse nell'ignoranza tra la sua gente, era intelligente e generoso. Il poeta mostra più da vicino i suoi giochi: I castelli, le gallerie, che costruiva sulla sabbia di un piccolo ruscello, che scorreva nei pressi della sua dimora, e lo divertiva tanto come ora che sono nuovamente vicini. L'amore, la gioia che provava, invano cercò, quando dal suo luogo nativo egli si allontanò. Ora che è nuovamente là, felice potrà sfogarsi nel giuoco, che egli così chiama come la natura riesce a trattenerlo, e non pone alcuna resistenza, perché ormai il suo cuore ne è rimasto schiavo.

 

 

 

               “Necessitas”

 

Commossa

in un sorriso velato,

caldamente bacia

il suo pargolo,

una mamma.

 

Apre l'ntrepide ali

per piagge lontane,

ove la terra serba

un ignaro destino.

 

Ella segue il padre pensoso

che lascia il suolo natio

per terre straniere.

 

Vanno insieme, e

tu piangi, piccolo mio.

Si dileguano

per il tuo bene, dicono.

 

Odierai

il babbo e la mamma tua,

e mesto li amerai

chè son loro l'amore,

sì caro al tuo cuore:

Al cuore di un piccolo

garzoncello scherzoso.

 

 

 

 

               “Io e lo specchio”

 

Nel silenzio della sera,

che poco prima giorno era,

penso con che grande amore

la pace scende nel cuore.

 

E non per me, che qui son desto

e, pe' distrar l'anima mia,

in solita malinconia,

prego che il giorno venga presto.

 

Tutt'or è buio nella stanza

e il piè mio veloce avanza,

dopo di nuovo ritornando

penso cosa sto cercando.

 

Poich'io amo, cerco la pace

per quest'anima dolente,

che pur s'ancor sofferente,

compie sempre quel ch'el più piace.

 

Intanto va lo tempo rio,

mentre lo specchio trae l'occhio mio;

io mi domando quel ch'io sarei,

per cui dico: “Tu, tu chi sei?”.

 

Ecco, un gobbo io son carco,

poich'a me manca fortezza

de divin imper, saggezza,

che mi fan disgraziato anco.

 

Mal interior è mia ruina

per cui ho timor che mi raffina

lo spirito e non il soma

ch'esso pur sembra che scema”.

 

Ma tu mi guardi esterreo

come s'io fossi un reo;

deh! Qual saria il mio neo

pe' qual paventi orrio?


Nel silenzio della notte,

che poco prima sera stette,

odo attraverso il vento

che questo è il peccato.

 

 

 

 

 

               “Il nulla o il vuoto”

 

Cerco nella pioggia

ciò che non trovo nell'acqua,

cerco nel sole

ciò che non trovo nel deserto,

cerco nel vento

ciò che non trovo nell'aria.

 

Quel che cerco

è la cosa che è qui,

quella che non è lontan da qua

e che non trovo qui!

 

Ricerco e trovo

quel che cercavo

che non era

e pur era, s'è!

 

 

 

 

 

 

               “La sveglia”

 

Tutto tace nella pace,

io son boia, ma ho noia,

voglio dormir e poi finir

quel ch'è stato già iniziato.

 

Tic – tac, tic – tac la sveglia fa;

tic – tac, tic – tac il tempo va!

 

Dormir non posso e non oso

p'essa rumor ch'a me fa orror,

e la paura se fa arsura

ne lo petto tutto erto.

 

Mi esterrea un pensier orreo,

ch'a questa mente or s'attende:

è la morte che trae a sorte

il nulla eterno o il viver eterno.

 

Mani tese or l'arnese

agli occhi portan pur tocchi

ed al suo dir porgo l'udir:

tic – tac, tic – tac, tic – tac....

 

D'un tratto e di scatto

mi desto, e immobil resto;

e piango che pianger devo

come suol chi non sa che vuol.

 

Io morir! Io finir!

No, io non voglio, no;

vò viver io, viver vò

e giammai perirò mai!

 

E tu mano, mia mano,

non senti, piangi e lamenti

il dolor che in mio cuor

prorombe ed il soccombe.

 

E tu morrai ed io mai,

poich'io sarò,

finito che sarà il tempo,

in spirito per l'eternità.

 

S'ora intendo per quell'ora

la vera vita ch'è in vista

ed inerte alle lancette

restar vorrei, pazzo sarei.

 

 

 

 

 

 

               “Rimorsi”

 

Nella notte calma,

in una strada fredda,

s'ode un rumor di passi

che vanno, vanno...

 

Fermati! Fermati!

Una voce ti sussurra,

e tu vai, vai...!

 

Fermati! Sosta!

Più forte ti grida:

Chi ti perseguita?

Non sai? Tu non sai?

 

La cadenza dei soldati

o il terror d'un arcano?

Chissa! Chissa!

 

E corri, corri

nelle tenebre della notte,

ma ti conduce a morte.

Vuoi capir! Vuoi capir!

 

Un rimorso t'invade

e il tormento ti segue.

Oh, non ascolti! Oh, non ascolti!

 

Ti perdi nel buio del male,

nel buio del male,

tu che eri un innocente!

Un innocente!

 

Fermati! Fermati!

Lontano tu sei.

Non fuggir! Non fuggire!

 

 

 

 

 

 

 

 

              “Incontro”

 

Passato è il tempo

dal dì che t'ho visto

ed ora vieni

con l'amor che rechi.

 

Io non solea sperar

di questo tuo tornar,

ma or ti ritrovo

in questo mio covo.

 

Mi sono trovato

con l'animo lavato,

il mio incontro è stato

con Te, mio innamorato.

 

Io amo solo Te,

perché vivo di Te

e Tu solo sei in me,

come io sono in Te.

 

Or Tu mi rifiuti,

chissà che mi calpesti,

ma io umiliato

torno a Te prostrato.

 

Voglio che Tu m'ami

come solevi da anni;

io mai più Ti lascerò

ed in Te poserò.

 

 

 

 

Miracolato o dell'intercessione di Papa Karol

 

 Dal sito:www.karol-wojtyla.org (Testimonianze: 2008 pagina 2

 

Dal sito: www.vicariatusurbis.org/beatificazione

(testimonianze: Gennaio 2008) (con registrazione)

 

La Notte di Natale 2006, mentre la Vergine Maria

donava al mondo Gesù, io mi contraevo in forti

dolori addominali in quanto ero stato onorato

dalla Misericordia di Dio di un tumore maligno

al colon. Sono stato operato all'ospedale San Paolo

di Milano dal dottor Lucarelli il 6 Gennaio 2007.

Nella sofferenza abbracciavo mia figlia naturale

Agnese di un anno e mezzo. A Lei erano rivolte

le mie preoccupazioni. Pregavo Iddio che mi

facesse vivere per questa bambina e che però

fosse fatta la Sua volontà non la mia.

Il Signore da e il Signore toglie.

Benedetto è il nome del Signore.

Mi ricordai della lettera che Papa Giovanni Paolo II,

allora arcivescovo di Cracovia, scrisse a Padre Pio

perchè intercedesse con la preghiera e la sofferenza

a favore di una vedova con figli affetta da tumore.

Implorai Sua Santità di intercedere per me.

Una volta a casa sognai di trovarmi al mio paese natio

addobbato a festa con tanta gente perchè doveva

venire il vescovo, ma fui svegliato e il sogno si

infranse. Dopo due o tre giorni rifeci ancora lo

stesso sogno là dove si era interrotto e con mia

sorpresa notai che anzichè il Vescovo con abito

talare rosso era presente davanti a me voltato in

avanti il Papa vestito di bianco che voltandosi

delicatamente ci sorrise. Ed era come quando

era giovane. Subito mi svegliai e cominciai a

pregare commosso di gioia e trepidazione.

Ho rifiutato la proposta di chemioterapia perchè

mi sentivo guarito. Sto facendo comunque tutti

gli esami e controlli propostimi solo per dovere di

responsabilità, perchè io sono SICURISSIMO di

essere stato graziato, anche se i medici dicono che

devono passare almeno due anni perchè possa

dirsi di essere guarito.

Io non posso più aspettare. Grazie Santità.

 

 

 

 

 

Dal sito: www.vicariatusurbis.org/beatificazione

(testimonianze: Gennaio 2009)

 

Grazie Signore, perchè Ti manifesti! Grazie Santità!
Per Grazia ricevuta, per intercessione di Papa Karol,

oggi, trascorsi due anni dall'intervento chirurgico,

sono quì a ribadire la mia profonda gratitudine a

Sua Santità Giovanni Paolo II ed a testimoniare

ancora il miracolo della mia guarigione.

Riporto i miei dati oncologici:Adenocarcinoma

del cieco G3, pT3,N1-2/41(linfonodi positivi),

esordito con addome acuto, ascessualizzazione

e fistolizzazione neoplastica (C2 Duke's).

Comorbosità: Diabete. Ipertensione arteriosa.

Pregressi episodi di FAP. Ulcera duodenale

con episodi multipli di sanguinamento. Si

consiglia chemioterapia adiuvante con Folfox.

Io credo che le "malattie" non debbano essere

chiamate così, prendendo la radice dal male, ma

"miserie", cioè Misericordie che il Buon Dio ci

dona per provarci nel crogiolo e che essendo un

dono ci porta ad amarle (amiamo anche i nostri

nemici). Il più grande mistero dell'uomo è la Libertà,

nel senso che noi siamo liberi di essere liberi!

L'uomo è immerso nella "dualità" esistenziale

del Bene e del Male, così come tutto il creato.

Il pensare dell'uomo è parziale e relativo, come un

raggio di luce, ma la sua visione è "totale", non

percepita in quanto relativa, ma totale! Si può dire,

semplificando, che l'uomo è un raggio proiettato,

mentre Dio è l'essenza stessa della Luce!

E la Luce è la corteccia dell'Amore. La Luce si

può fermare perchè le tenebre non l'accolgono;

l'Amore, no, perchè si ciba del "buio" fino a

renderlo incandescente. L'Amore è inestinguibile,

perchè arde di un fuoco eterno, cui Tutti siamo

destinati (comunione dei santi). Le miserie o

malattie, le sofferenze e le angoscie, nutrono l'Amore,

che è "l'arte di donarsi" in ogni istante, anche da

moribondo. Bisogna espandersi, bisogna perdersi

per ritrovarsi. Bisogna dilatare la propria coscienza

non solo al prossimo, ma a tutto ciò che ci circonda

o di cui siamo a conoscenza. Essere in "Tutto" per

essere noi stessi. L'atto d'amore più grande per

l'uomo è il martirio: E' la sublimazione di se stesso,

il Bene supremo. Il Male, una volta esaurita la sua

forza distruttrice, diventa, a sua volta, nuovo Bene

da essere sublimato.

Ora, per non rifiutarmi, eseguo gli esami medici

che mi vengono proposti. Agnese, la bambina

naturale che Dio mi ha dato, cresce ed oggi compie

tre anni e sette mesi. Ho da sempre (trentasei anni)

un matrimonio "bianco" con mia moglie Alicia,

invalida al cento%, che accudisco.

Ho una famiglia allargata e le mie premure non

vengono meno.
Il Signore mi tiene in vita. Sia fatta sempre la Sua volontà.

Io posso solo pregare insieme a Voi e cantare:

Non nascondere il tuo Volto, Signore! Grazie Santità!

 

 

 

 

  

Milano, 06 Gennaio 2010

 

 

Mi chiamo Antonio ed oggi sono tre gli anni dall'evento tumorale occorsomi.

Grazie all'intercessione di Papa karol, io sono stato graziato. Grazie a Sua Santità!

Dio di Misericordia, Grazie!

Questa é la terza volta che scrivo (Testimonianze: Gennaio 08, Gennaio 09) per rendere ancora la mia testimonianza e la mia gratitudine anche ai medici, cui mi sottopongo con umiltà.

Camici bianchi. Sguardi puntati in occhi pieni di paura e mesti di fiducia. Angeli intorno a me. Arcobaleni. Consulti e bisturi. Il mio corpo immolato sugli altari della medicina: Pane spezzato offerto a Dio, che da e che toglie.

Benedetto é il suo Santo Nome! Benedetto tutto il Creato! Benedetta é la Vita!

In tutte le sue forme Essa è la Creazione più bella.

Meraviglie, contemplazioni, commozioni, sensazioni!

Emozioni, che si elevano al Cielo a guisa di preghiera.

Io vivo per grazia ricevuta, per accudire la figlia naturale Agnese, che Dio mi ha donato, e per Alicia, mia moglie invalida.

Nessuno vuole morire!

Poiché nessuno vuole morire è intrinseco che Tutti siamo immortali.

I suicidi esprimono la volontà di voler vivere e manifestano l'esigenza di una vita naturale e semplice.

Gli omicidi significano la devastazione dell'io e l'annichilimento della coscienza; la dannazione dell'anima.

Quando si ritiene che la vita non ha senso, se ne perde il gusto e si vive come in una forma di autismo.

Nessuno vuole morire per morire!

Un corpo degenerato, invalidato, vive l'esperienza della fragilità e della delicatezza di se stesso, del soffrire e del riuscire, del sorriso, dell'Amore, che accoglie le prove della fatica e della sofferenza.

Esso prega! Con fiducia preghiamo: Sia fatta la Tua volontà, o Dio!

Le malvagità e le angherie, gli egoismi e le usurpazioni, le violazioni e le ipocrisie incrociano questo Corpo che redime.

Un corpo in coma è un corpo che palpita in nuove esperienze: L'esperienza dello stato in luogo e non del movimento, della Luce e non del bagliore, dell'Amore e non del bene. E' un Essere cosciente, attonito e vibrante, che pulsa nell'aureola di altre dimensioni umane e dello Spirito.

Un corpo contorto nei meandri della sofferenza tende sempre alla Luce.

Sembra non sorridere, e la sua Bellezza s'irradia nella Gloria di Dio.

Un corpo fragile esprime tenerezza ed è caro all'Amore, che rigenera per renderlo testata d'angolo. E noi siamo la malta che edifica. Il sale della terra. Il profumo che tende alla santità. Anche noi ci perdiamo nell'ultimo raggio di sole per scivolare senza ombra nel buio ed illuminare la notte come le vergini sagge e sacre in attesa dello Sposo.

Ogni corpo è in se stesso un dono, che riceve e che da in forza dell'Amore.

Ogni forma, ogni corpo è una bellezza.

Tutto il firmamento è una bellezza:

La Bellezza di Dio!

L'anima mia s'incanta nel Signore e con Voi tende questa lode:

 

 

 Canto, cantiamo” 

 

Canto a Te, Signor, canto a Te, Signore, io canto a Te.

Lodo Te, Signor, lodo Te, Signore, io lodo Te.

Ti tendo le mie mani, Signor, benedicile, Signore, io coltivo il mondo.

Il mio cuore é tuo, Signor, prendilo, Signore, io te lo offro.

Le mie lacrime, Signor, gocce di rugiada, Signore, io te le dono.

Tutto si compie, Signor, alla tua fonte, Signore, mi dai da bere.

Nel Cielo, Signor, tra le tue braccia, Signore, mi fai riposare.

 

Cantiamo a Te, Signor, cantiamo a Te, Signore, noi cantiamo a Te.

Lodiamo Te, Signor, lodiamo Te, Signore, noi lodiamo Te.

Le nostre braccia son tue, Signor, abbracciale, Signore, noi solleviamo il mondo.

Le nostre fatiche, Signor, le nostre preghiere, Signore, noi te le offriamo.

Siamo i frutti del mondo, Signor, provaci, Signore, noi ci doniamo a Te.

Il tuo cuore ci accoglie, Signor, il tuo sorriso, Signore, ci riempie di gioia.

Nel Paradiso, Signor, il tuo amore, Signore, ci dona la Vita.

 

Grazie, Santità! Ora percepisco cosa vuol dire "spostare le montagne" con un briciolo di fede. Grazie, Spirito Santo di Pentecoste! 

Da: antonio.croce@email.it [mailto:antonio.croce@email.it]
Inviato: martedì 22 dicembre 2009 18.06
A: paolo.marchetti@ospedalesantandrea.it
Oggetto: Buon Natale e Buon Anno.

 

 

 

                Egregio Professore,

 

Oggi ho avuto modo di sentirLa per caso a Medicina 33 e credo fermamente nello Spirito che rigenera e fa miracoli perché io sono stato miracolato con l'aiuto di Voi medici. Io non ho il tempo di pensare a me stesso perché devo accudire mia moglie invalida al 100% a causa della CMT e mia figlia naturale di quasi cinque anni. Non penso agli anni a venire, ma a mia moglie ed al futuro di mia figlia, anche se sono nelle mani di Dio. Io vivo ogni giorno come se fosse il primo della settimana, il primo giorno del mese, il primo giorno dell'anno o il primo giorno del secolo. Ogni volta che apro gli occhi per me è una gioia, rinasco di nuovo, e prego. Io vivo perché Dio lo vuole. Questa mia scrittura vuole essere di conforto ai suoi pensieri e di vero augurio. Grazie. Gradisca i miei cordiali saluti. Buon Natale e Buon Anno. Antonio Croce.

La ringrazio per le sue parole, che mi confortano in un impegno non sempre compreso!

Sinceri auguri.

Paolo Marchetti

Professore Ordinario di Oncologia Medica

II Facoltà di Medicina e Chirurgia

"Sapienza" Università di Roma

Direttore Oncologia Medica

Ospedale Sant'Andrea

Via di Grottarossa, 1035 – 1039

00189 Roma

Tel. 0633775800 - 0633775831 Fax 0633776663

Tel. cell. 3356105946

e-mail paolo.marchetti@ospedalesantandrea.it

 

" Vergine di Valleverde *) ”

 

Vergine Santa,

Nitida e Bella.

Eccelsa nella Luce,

Sublime nel Dolore.

 

Ai piedi della Croce,

chiamami Giovanni.

Per le strade del Mondo,

io sono un Cireneo.

 

Prendi il mantello,

il pane prezioso

e il frutto della vigna

di san Martino.

 

Il canto dell'usignolo,

l'ululato del lupo

e il giglio profumato

dell' Antoniano.

 

A Valleverde,

eccomi, Niccolò °).

Ti costruisco un Santuario,

Letizia dell'Amore.

 

Consolazione al Migrante,

Suffragio al Pellegrino

e Latte delizioso

ai pargoli piangenti.

 

Ti porto

Pietre consacrate dalla Polonia,

Pietre Vive

per il Tuo Santuario!

 

Non ho paura

abbracciato all'Albero Maestro,

palpitando

mi avvinchio al Legno della Vita!

 

Un Pane gioioso,

un Vino prelibato,

Tu dai ai tuoi figli,

fratelli di Gesù.

 

Vedi, Maria,

Gesù è Vivo!

Vive nel Tabernacolo!

Vive nei nostri cuori!

 

Alla porta del Tempio

io sono Simeone.

I nostri peccati

Ti trafiggono l'anima.

 

Prendimi per mano,

sono la Tua Litania.

Salute degli infermi

prega per noi.

 

Tu sei Vergine.

Tu sei Bella.

Tu sei Nitida.

Tu sei Santa.

 

Santa Madre di Dio.

Eccelsa Madre nostra.

Sublima i nostri peccati.

Donaci il sorriso di Gesù.

 

Il sorriso di Dio è Amore.

Ci riempie di gioia

quì, sulla Terra e,

domani, con Te, in Paradiso.

 

 

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*) Nuovo Santuario di Valleverde in Bovino (Foggia)

consacrato da S.S. Giovanni Paolo II°.

°) La Santa Vergine apparve a Niccolò.