"Spirito Santo, Dio,
immergiti in me
ed irradiami
con la Tua Luce".
Antonio Croce nasce a Bovino (Foggia) il 04.06.1948. Diplomato in ragioneria. Facoltà di lingue e letterature straniere. Immigrato a Milano. Ha pubblicato in raccolte antologiche e libri d'arte. Ha conseguito vari riconoscimenti. Volontario nella Croce Bianca e nell'Associazione Volontari Ospedalieri. Impiegato turnista all'aeroporto di Linate, ha operato da volontario nell'assistenza ai missionari nell'ambito della Cappella "Madonna di Loreto". Religioso. Miracolato. Amante della Natura e dell'Arte. Utopista.
Poeta accreditato da WIKIPOESIA.
Contatti: antonio.croce@email.it
"Fiori per Voi,
che fate dell'Arte un dono;
poesie per Voi,
che vi cibate della Bellezza."
" . . . . . . . . . l'Uomo trasmette la vita;
_ _ _ _ _ _ _ _ _ la Donna la conserva."
Insieme guadano l'arco dell'esistenza,
come comete,
disseminando, quà e là, scintille
di amori e vitalità.
Rose e spine,
sui binari del destino.
L'alfa e l'omega,
tra il vociare delle parole.
L'aria e il respiro,
in mezzo la Vita.
"Se la lealtà, la giustizia e l'amore ancora non sono stati sotterrati dagli uomini, è perché i bambini continuano a nascere ogni giorno e con loro il desiderio della felicità.
Io credo nella felicità e nei bambini e, come loro, ho una infinita fiducia che domani possano accadere cose più meravigliose di quelle accadute oggi e che il mondo saprà prendersi per mano ed amarsi davvero."
"Il mio Presepe"
Quante volte, da dietro l'uscio del mio cuore, ho dipinto con calce umida le tue bianche case;
ho dato nidi di rondini alle tue tegole e voce al vento.
Ho sentito i rintocchi della torre antica ed il canto dell'Ave Maria.
Ho abbracciato i tuoi alberi, le tue vie piene di essenze e i sorrisi della gente in una smorfia di bocca, quasi una lacrima, perché ripartivo.
Eppure sono là, se Tu, Betlemme, mi scorgi da dietro l'uscio delle tue case e m'inviti a sognare con gli occhi dei bambini, tra palme leggiadre e granelli di sabbia, nei tersi cieli della tua spiritualità.
*
I bambini di Betlemme giocano e sognano, raccolgono muschio per il loro Presepe.
Vi pongono le pecorucce, il bue e l'asinello. Le botteghe dei mestieri, l'osteria e la Grotta.
Seguono i pastori; per le vie del paese suonano le ciaramelle, l'armonia del Natale.
Sorridono i bambini di Betlemme. Si danno la mano e fanno girotondi intorno al mondo;
si muovono nel segno della Cometa, sulla scia della slitta di babbo natale.
Costruiscono case, dalle porte spalancate. Danno calore ai focolai accesi:Ospitano Maria, Giuseppe, Gesù, i Pastori e i Magi. I Diseredati, gli Ignudi e gli Affamati.
Preparano leccornie e torte; danno da bere cioccolata calda. Stanno nei cybernet-café.
Usano le nanotecnologie. Non assumono droghe. Si cibano d'arte e di poesia.
I bambini di Betlemme sono Angeli: Diffondono la Buona Novella.
Hanno negli occhi la gioia e credono nella felicità. Piantano i semi della Vita
e ne distribuiscono i germogli ad ogni casa: Tutte le genti ne mangeranno i frutti.
E ne offriranno a Noi, quando, varcando la soglia, diranno:”Buon Natale!”.
Dalla raccolta: "Ecce homo" * Il Frutteto Edizioni *
“Amen”.
Mi chiamo Lazzaro.
Oggi, ditemi: “Buona Pasqua.”
Contemplatemi,
ma non toccatemi.
Sono ancora convulso di spine.
Lo Spirito mi ha inalato ancora
nell’albero della Vita,
tra gli umani.
Nella sofferenza ho abbracciato
la Passione di Cristo sulla Croce.
Chiedevo a Gesù di lenire il mio dolore.
Dicevo: Perdonami Signore per questa mia debolezza.
E’ solo una spina nel mio martoriato corpo.
Quanto tremenda è stata la Tua Passione sul legno della Croce!
Perdonami, Signore. Sia fatta sempre la Tua Volontà. Amen.
“Nel giardino dell’Eden”.
La meraviglia spumeggia sulla cresta dell’emotività.
Lo stupore fa il surfista nei meandri della bellezza.
Nella poesia dei fiori, nei colori dell’arcobaleno,
nei dolori del parto, nel fruscio del vento.
La vibrazione dei sensi, la percezione e l’estasi.
Oltre ogni orizzonte, lo stupore, l’ignoranza e la conoscenza.
L’iddio umano s’inebria del bello.
E il pensiero corre ai ripari.
Schegge del sapere si assetano alla fonte della conoscenza.
L’idea comprime il tempo nell’attimo e srotola gli elementi.
Pensiero, manipolazione, realizzazione.
Intrecci di luci e colori nel prisma umano. Sensazioni.
La quantistica dell’evoluzione, la doppia elica del DNA.
Il loro incontro nella variazione della specie.
Il prodigo punta il dito e sprigiona energia.
Il desiderio di ciò che eravamo, è vita,
nell’io, nella natura, nell’universo.
Il ragno tende la tela ed attende
briciole del sapere dall’Onniscienza.
Il bambino intende una nuova ode
nel giardino dell’Eden.
Un nuovo stupore l’attende.
"Vite in simbiosi"
.Mi muovo nei miei sogni, mi vedo dormire.
Sogno e volo. Tocco stringo, uccido.
Muoio e vivo ancora.
Dall'alto la CMT* ha zampillato in me.
Come le acque di una cascata
ha gelato le mie pareti sonannti**,
a guisa d'ulivo ha cesellato le mie mani e
donato a Pegaso i miei piedi***.
Mi elevo in vapori e sogni.
Vedo angeli, stelle e margherite intorno a me.
Il mio angelo custode, in carne ed ossa, si avvicina.
E' luminoso e gioioso: Il suo sorriso e le carezze inebriano.
Come meteora di luce mi conduce.
Ha ali forti, mi sostiene: Voliamo su immense foreste,
tra montagne scoscese e incantate valli.
Gabbiani liberi sui mari blu ad incontrare la luce.
La luce, il mare, la luce, brilla sulle acque del mare
in immagini di colombe impazzite. E sono felice!
Anche Voialtri sognate e volate.
Angeli**** ad incontrare i diseredati,
che pazientemente aspettano.
Note:
*Malattia rara di Charcot- Marie Tooth.
**Paralisi delle corde vocali e tracheotomia.
***Piedi equini e sedia a rotelle.
“La materia oscura, che scura non è”
Il bello sta dentro di te, nel profondo.
Tu, bambino cresciuto, divenuto uomo,
sei avvizzito. Hai dato la tua legna al bosco.
Imploso sei nel buco nero; nell'altra parte dell' 8, l’infinito.
Aurora boreale e australe nell’universo,
nell’est e nell’ovest, prodromi di coscienza.
Sei un’aureola e sei un Tu-tto: Un sogno cerebrale.
Ti sostiene lo Spirito, la materia oscura, che scura non è:
E’ la super Luce, che attrae e non acceca,
che vedono i trapassanti, in vita ritornati.
Ti formi in una stella supernova, come un baco in farfalla.
Pronta a tuffarti per farti terra, aria, respiro. E camminare.
Tabernacolo per le vie del mondo
ad incontrare le rose e le spine, ove
il profumo delle rose inebria il dolore, come il sorriso.
Il tuo essere bello si fonda con la bellezza che ti circonda.
Tutto è armonia! Per amore le cellule stanno al corpo,
i tralci alla vite; la vite alle radici. La terra al sistema solare.
i pianeti alle stelle e le stelle alle nebulose e galassie.
La luce e il buio. Il battito del pensiero umano,
la risonanza di Schumann e la geometria della creazione.
La luce si può rendere impropria; le tenebre non l’accolgono.
L’amore, no. Si ciba del buio e lo rende incandescente.
Nuovo bene da essere sublimato!
La materia oscura, che scura non è, si chiama Amore.
E’ la bellezza che salva il mondo.
Il tuo fuoco da calore ed illumina, come il sole.
" Ogni stagione dà un frutto diverso "
"Ma cosa vuole lei da me!", mi dice un paziente oncologico.
"La mia vita non è più come prima!".
"Se ne vada, per favore”. Ed io: "Scusami, ti voglio bene!".
Rivedo il paziente in terapia. "Buon giorno, oggi è un nuovo giorno!" dico.
"Si, per quelli che sono là fuori”, risponde. “Io, invece, sono arrivato alle 07,30 ed ora, all'alba delle 11, sono ancora qui. Vorrei morire, o, meglio, vorrei non essere nato. Che senso ha ora questa vita, la mia vita!.Tutto si scaglia contro di me. Dio non esiste. E’ la fine di tutto. Tutto è cenere!”. Sì, ma sotto la cenere c’è un vulcano assopito, pronto ad esplodere in un grande “bing bang”. Come sotto la neve c’è il pane che dà vita.
La vita è movimento. Non c’è vita senza movimento. Esplosioni ed implosioni. E tutto si muove in uno stridio di forze e dolori. Capire il senso della sofferenza!
E’ una porta stretta che dobbiamo attraversare, come quando nasciamo.
Il bambino venendo al mondo, la prima cosa che fa è piangere. Non perché gli manca l'affetto, il cibo o il calore, ma, inconsciamente, sa di venire a morire.
Stava così bene nella pancia della mamma!
"Sono nove mesi che vado avanti col folfox, quando potevo stare con i miei amici".
"E già, perché qui siamo tutti nemici!", ribatto. "Tutti siamo malati! Anche quello che
va allo stadio col coltello in tasca! E dice che sta bene!". "Si, ma quello è pazzo!", mi dice.
Siamo malati tutti! La donna che partorisce nel dolore, poi si concede ad un nuovo atto d'amore per una nuova creatura. “Ab origine”, siamo malati!
Le spine non offuscano la bellezza delle rose, ma il profumo delle rose inebria il dolore. L’Amore è il lubrificante. E’ la forza che dà speranza e trasforma la paura in fiducia.
Non è coraggioso colui che parte e va, ma colui che pur avendo paura osa fare un passo dopo l’altro. Il sofferente si rinvigorisce, si aiuta e si fortifica, e trova nuovo impeto di vita.
Come la pioggia scende giù dal cielo e non vi ritorna senza irrigare e far germogliare la terra, così una carezza od un sorriso alimentano la linfa vitale.
Ma tu, come fai ad essere così buono? Come ti chiami?”. Mi chiamo Tonino, e tu?”.
“Mi chiamo Pascal. Sono un barbone. Qui mi fanno sentire un uomo, sono considerato e rispettato. Le pareti bianche di questa stanza io le vedo azzurre con tanti angeli che mi svolazzano intorno. Il pavimento lo vedo trasparente e, sotto, un dirupo, in cui vorrei precipitare, ma non riesco, perché voi mi fate volare. Mi sento un angelo!”.
“Ma sei vivo e vegeto e stai parlando con me”.
“Si, ma tu, che hai il camice bianco, sei un medico o un prete?”.
“No, sono un volontario dell’AVO. E sono qui. Con questi nuovi amici: sinceri, spauriti e fiduciosi. Che credono in queste strutture, nelle terapie, nei medici e nei miracoli. Amici che ora assaporano la bellezza della vita, che inteneriscono con la loro mestizia. Che vogliono dire chissà che cosa, e le parole del loro vissuto si mescolano con la polvere dell’oblio. I loro occhi spiritati fanno melina col nostro sorriso. Parlano e dicono. E dicono tutto delle loro vicende. Ti invitano a bere qualcosa e, oltretutto, ti sono grati per aver trascorso momenti di vera umanità. Si può anche giocare o vestirsi da clown. Si fortificano con la presenza di chi è loro più caro o più prossimo.
E questo è Barabba, il ladrone: Plurilaureato, manager da seicentomila euro l’anno. “Ho avuto tutto: Donne, viaggi, sfizi vari. Ma non vivevo! Ero ottuso, immerso nei numeri, nei risultati economici e nelle statistiche. Sfrecciavo in auto e non mi rendevo conto di ciò che mi circondava. Ora vivo! E’ come se si fosse squarciato un velo nel mio cervello. Avverto di avere altri occhi, un nuovo udito e un altro naso.
Mi sento come una foglia attaccata all’albero della vita! Avverto la fragilità del mio essere, immerso nella natura e tutt’uno con essa, pur nella diversità.
E’ stupenda la natura! Sento l’erba crescere, assaporo la carezza del vento e mi fermo ad ascoltare. Non raccolgo fiori nei campi e serbo rispetto. Fotografo i fiori e, poi, d’inverno passo di là e mostro alla pianta sfogliata il suo splendore. E le dico che è bellissima, perché ogni età ha la sua bellezza: La bellezza dell’anima. Prima vivevo nell’ ego; ora ho dilatato la mia coscienza a tutto ciò che mi circonda.
Essere goccia ed essere mare! Io pagherei per fare questa esperienza di sofferenza, non per masochismo, e non so quanti pagherebbero per farla! ”.
Barabba mi ha inchiodato come un Cristo sulla croce.
L'uomo è immerso nella "dualità" esistenziale del Bene e del Male, così come tutto il creato. Il pensare dell'uomo è parziale e relativo, come un raggio di luce, ma la sua visione è "totale", non percepita in quanto relativa, ma totale! Si può dire, semplificando, che l'uomo è un raggio proiettato, mentre Dio è l'essenza stessa della Luce! E la Luce è la corteccia dell'Amore. La Luce si può fermare perché le tenebre non l'accolgono; l'Amore, no, perché si ciba del "buio" fino a renderlo incandescente.
Un corpo degenerato, invalidato, vive l'esperienza della fragilità e della delicatezza di sé stesso, del soffrire e del riuscire.
Ogni corpo è in se stesso un dono, che riceve e che dà in forza dell’Amore.
Le malvagità e le angherie, gli egoismi e le usurpazioni, le violazioni e le ipocrisie incrociano questo Corpo che redime.
Un corpo in coma è un corpo che palpita in nuove esperienze: L'esperienza dello stato in luogo e non del movimento, della Luce e non del bagliore, dell'Amore e non del bene.
E' un essere che pulsa nell'aureola di altre dimensioni umane e dello Spirito.
Un corpo contorto nei meandri della sofferenza tende sempre alla Luce.
Un corpo fragile esprime tenerezza ed è caro all'Amore, che rigenera. E noi siamo la malta che edifica. Il sale della terra. Il profumo che tende alla santità. Le malattie, le sofferenze e le angosce, nutrono l'Amore, che è "l'arte di donarsi" in ogni istante, anche da moribondo.
*
Camici bianchi. Sguardi puntati in occhi pieni di paura e mesti di fiducia. Angeli intorno a me. Arcobaleni. Consulti e bisturi. Il mio corpo immolato sugli altari della medicina: Pane spezzato offerto a Dio, che da e che toglie.
Io credo che le "malattie" non debbano essere chiamate così, prendendo la radice dal male, ma "miserie", cioè Misericordie che il Buon Dio ci dona per provarci nel crogiuolo.
Cirenei sulle strade del mondo ad incontrare, come tante goccioline, il mare dell’acqua cristallina delle anime sante del Paradiso.
A distanza dodici anni, eccomi a dare ancora qualche frutto della mia stagione di vita.
*
Da l’eBook : “Il sapore della ciliegia” . Lestanzedicarta edizioni
Anno 2011 * Omaggio ai Valori d'Italia.
“La Patria dei Poeti”
I Poeti
non hanno patria;
i loro cuori vibrano d'universo.
Sono come gli uccelli del cielo,
viaggiano liberi, non hanno confini.
Il loro amico è il vento,
si librano sulle ali dello Spirito.
I Poeti sono sognatori,
hanno l'utopia nei loro sguardi,
guardano con estasi al futuro.
I Poeti donano l'ulivo della pace
ed esigono un mondo di armonia,
ove è un convivio d'amore
e vive la realtà di fiabe,
di torte e zucchero filato;
di festa per l'accoglienza,
la fratellanza e la tolleranza.
I Poeti sono coscienti e
sanno che questa è utopia.
Non perdono la speranza.
Sono il sole prima della tempesta,
la luce oltre il buio.
I Poeti sono rivoluzionari,
soffrono nelle loro spine, e
offrono le rose del proprio giardino.
Irrompono con carta e penna
e raccontano di una terra,
distesa su acque mediterranee,
arroccata su fondamenta di musa,
basata sull'arte del sapere e dei mestieri.
Essi si cibano dei frutti di quella terra.
Sanno come si chiama
e sempre la cercano.
Continuano a sognare
su una carta d'identità,
ove un inchiostro arcobaleno ha scritto:
“ITALIA”.
Data di nascita: 17 Marzo 1861.
Dalla raccolta: "Lux o della Pace" * IL FRUTTETO Edizioni *
“Le ciaramelle”
Un suono delizioso, come di madre, una ninna-nanna.
La gente del Nord suona le cornamuse;
in terra d'Abruzzo, le zampogne.
Io amo le ciaramelle.
Eguali ad un seno: Gonfie di latte, sulla bocca avida
del neonato; d'aria, nelle narici con essenze di dolciumi
e profumo di mandarini.
Si gonfiano, si sgonfiano, si riempiono ancora, come i polmoni;
come la vita. Le maree, gli uragani, i vulcani.
Il seme nella terra implode: nasce un nuova poesia di vita.
La poesia, come l'edera, s'inerpica, scavalca il muro, trova l'amore.
Volteggia con i sensi, feconda l'animo.
Aleggia come lo spirito. Mi innamoro: La mia Musa,
sempre amata, e sempre irraggiungibile.
Sognata, e mai toccata.
Anelata. Sospirata. Desiderata.
La poesia avvinghia il mio cuore; impalpabile, mi estasia.
Con spasmo, mi ama. Mi trova, mi assale, mi possiede, mi svuota.
Si acquieta nel suono melodioso di una nuova ninna-nanna,
la poesia, e la vita.
Come sono belle le ciaramelle!
"Dolce passione"
Calcando i pensieri, crepitio di zoccoli pesanti,
fanno svenire foglie di memoria; gli attimi saturi
di malinconia ed ebbrezza.
Batuffoli rosa
di nuvole ovattati, in cristallino azzurro,
stemperano l'animo di dolce passione.
Espande il sentimento; si effonde la tenerezza.
S'invola, a guisa di aquilone,
e va verso l'orizzonte,
oltre il quale, esisti solo Tu.
Un baco bruca l'ombra dei ricordi;
prende vita una farfalla d'amore,
che svolazza oltre la collina.
Un vociare di cuori s'inneggia nei cieli.
Giochi amorosi
si assestano nel cuore; gocce cadono
nelle crepe della pelle avvizzita.
Un focolare, affossato nel respiro, attende di
essere preso per mano e portato ad una serata
di danza.
Il mattino avrà il nostro giorno.
"Foglie di poesia”
Foglie di poesia
raccolte nel giardino delle ninfee;
pagine, senza numerazione,
composte in libri di pergamena,
senza indice dei testi e degli autori.
Aquiloni sulla spiaggia del foglio
liberi da fili, punti e virgole.
Parole aleggianti come nuvole per poi
tuffarsi, in gocce, tra solchi d'inchiostro;
come messaggi in bottiglia
in attesa dell'amo e di te
pescatore, del tuo giubilo.
Il fruscio lieve della mano
reca scompiglio, tremore e palpitazione.
Sovviene la luce.
Dolce il tuo sguardo
s'impiglia in un incanto d'amore;
feconda con emozioni
il profumo del mosto selvatico.
Ti esprimo sensazioni e
avverto il palpito di vita del tuo cuore.
Eccomi, distesa, figlia della Musa.
Essenze poetiche si addensano ora
su strati fecondi di sensibilità;
lievi pensieri levitano come petali
e fanno di te una ghirlanda.
Poserai con me nel cuore:
il re e la sua cenerentola.
Ti schiuderai farfalla a primavera
e seminerai al vento i tuoi frutti.
Altri raccoglieranno fiori e semi
e li porteranno nel giardino dell'Eden,
là ove sono le foglie sempreverdi.
"Se Tu mi scorgi"
Quante volte,
da dietro l'uscio del mio cuore,
ho dipinto con calce umida
le tue bianche case;
ho dato nidi di rondini
alle tue tegole, e
voce al vento.
Ho sentito i rintocchi della torre antica
ed il canto dell'Ave Maria.
Ho abbracciato i tuoi alberi,
le tue vie piene di essenze
e i sorrisi della gente
in una smorfia di bocca,
quasi una lacrima,
perché me ne andavo.
Eppure sono là,
se Tu, Bovino*, mi scorgi
da dietro l'uscio delle tue case
e m'inviti a sognare
con gli occhi dei bambini,
tra pupazzi di neve e
voli pindarici,
nei tersi cieli
della tua spiritualità.
*Bovino (Foggia), comune dell'Appennino Dauno.
"Poesia”
Come fuga selvaggia
d'una tenerezza infinita
varchi il mio cuore e,
leggiadra,
rechi gioia ed emozioni.
Quella sei Tu, Poesia:
contemplatrice dell'immenso,
conforto nel dolore,
sollievo della speranza.
Ami immergerti
nella sorte umana
e chi ti ascolta
in te non può morire.
Tu scuoti il suo cuore
e le labbra parlano;
sei tu che racconti
un dolce sogno.
Narrando vai magicamente
per le vie anguste dell'intimità,
come gaia farfalla
a cogliere il nettare dei fiori,
che ridestano la primavera.
Nasce con te la vita,
e con essa l'amore;
il verde dei campi
dona la speranza.
Indi, paga
del tuo battito d'ali,
dolcemente ti posi
nell'eternità.
"Creazione”
Un colore
ho preso all'arcobaleno:
Il blu,
che ho deposto nei mari.
Un altro
ne ho sfilato:
Il verde,
che ho donato alle erbe.
Il rosso
ho volteggiato
fra nebulose e galassie
legando stelle e pianeti.
Col giallo
ho intricato
una spirale di luce,
di luci e colori.
Mi sono trovato
con le mani imbrattate:
L'arcobaleno
tra le mie dita.
Sono andato al fiume
a lavarmi:
Le acque ricolme
di mille colori
sono partite come colombe
e poi sono ritornate
inondando
monti, pianure e valli.
Così ho dipinto
le stagioni
ed ho raccolto
frutti prelibati.
Ne ho mangiato
per donarli all'amore.
Il cuore ha gioito.
Era la Vita.
"Il seme della vita”
Non bussate,
Voi, che entrate.
Le porte
sono spalancate.
Drappi verdi
vi annunciano:
Angeli della Pace,
dispensate
i frutti della saggezza,
donatemi l'Amore
ed un cuore nuovo.
Sciorinatemi
un canto di gioia
e datemi
un seme della Vita.
Vi prometto
che saprò custodirlo:
Lo pianterò
nelle piaghe del cuore
e lo innaffierò
con l'acqua pura.
Ne dispenserò i germogli
ad ogni casa;
tutte le genti
ne mangeranno i frutti.
E ne offriranno
a Voi,
che varcate la soglia,
nel nome del Signore.
"La mia Luce”
Quando riposerò
all'ombra della mia cenere,
avrò una nuova forza.
Frullerò ancora
il cuore della roccia.
La linfa correrà.....
Esseri pervasi di vitalità
e di anima,
che lo Spirito sbriglierà
per i sentieri del fiume rosso.
Nel mio campo
le zolle saranno fertili
ed il sudore e la pena
saranno lavati
dalle acque libere.
Nella mia terra
le messi saranno abbondanti
e tutti troveranno ristoro.
All'ombra del mio giardino
siederà solo la Luce.
"Un raggio di sole”
Ho bevuto
un raggio di sole
posatosi
come cometa
nel palmo della mano.
Luce divina
a penetrare le tenebre,
dolce laser
a scandire gli abissi.
Ha liberato
il seme della carità,
quello dell'umiltà e
l'altro della gaiezza.
Vi ha deposto
l'oro dell'amore,
l'incenso della preghiera,
la mirra della sofferenza.
"Ed illuminare la notte”
Perdersi
nell'ultimo raggio di sole.
Scivolare
senza ombra nel buio.
Ed illuminare la notte.
Dalla raccolta: "Eros o della Vita" * IL FRUTTETO Edizioni *
"Il pane dei poveri”
Cavalcare
le erbe dei prati,
onde
variegate dal vento.
Fiori,
papaveri rossi,
leggiadri puledri,
con calpestio,
in un campo di grano.
Una spiga s'invola
e si abbandona tra le dita:
Essenza di vita.
Il pane dei poveri!
Correre
sulle sabbie dei deserti,
onde
distese al sole.
Luci e colori,
vaneggi e deliri.
Lentamente
un'oasi di verde.
Sorgente di vita
benedici
il pane dei poveri!
"Messaggeri d'amore”
Va,
o Mercurio,
al dio della guerra.
Fondi nel sole
i suoi dardi crudeli.
Vesti
le ali del tempo
ed approda ad Hiroshima.
La vergogna
spazza via,
il muro di Berlino
abbatti,
e la muraglia.
Cavalli bianchi
sbriglia alle frontiere:
Messaggeri d'amore
a varcare i confini.
"Gioco di segni”
.Punto,
entità fissa nello spazio e nel tempo: Forma.
:Due punti,
Entità riflesse nei loro sguardi: Coscienza.
,Virgola,
essere in movimento: Vita.
'Apostrofo,
carezza d'affetto: Dono.
;Punto e virgola,
corteggiamento e amore: Disponibilità.
“”Virgolette,
sincronia di accordo: Amore.
.....Puntini continui,
moltiplicazione e conservazione: Procreazione.
!Punto esclamativo,
meraviglia ed evenienza: Idea.
?Punto interrogativo,
la vita e il fine: Esperienza.
( )Parentesi tonde,
vortici e spirali: Respiro.
[ ]Parentesi quadre,
idea e manipolazione: Pensiero.
§§ Parentesi graffe,
materia e immateria: Infinito.
"Dedica ad un Sacerdote”
DIO,
io.............Karol J. Wojtyla
.....goccia
che si tuffa per farsi terra - respiro -
tra le voci della gente e
in silenzio camminare
con cuore umano - tabernacolo -
tra sabbie e dune senza paura.
.....sorriso
che inebria il dolore - amore -
nei meandri della sofferenza
sublimante l'anima
a guisa di preghiere - calore -
inerpicanti la Misericordia.
.....samaritano
sulle orme di Cristo - Gesù -
per le vie di Emmaus
ad incontrare il mare
dell'acqua cristallina - benedetta -
delle anime sante del Paradiso.
"Amori”
Braccia si tendono,
cuori si schiudono per amare,
fiori sbocciano
nel giardino dell'Amore.
"Sensazioni”
Volo,
messaggero d'amore,
intorno al tuo volto.
Eccelso monumento.....
Ai tuoi occhi
attingo
la purezza,
dalle tue labbra
raccolgo
un sorriso.
Il cuore vibra.....
.....Sensazioni.
Emozioni d'amore
soffiano al tuo cuore.
"L'ago, dalla testa di cruna”
Un po' di stoffa,
un ago,
e comincia una nuova danza:
Fili di seta e fili di lino
si cimentano
in un dolce walzer
di punti e ricami.
Ago, dalla testa di cruna,
come trastulli con la tua amata stoffa!
Baldanzoso l'abbracci
con tutti i tuoi fili
e la fecondi di vita e amore.
Tessi l'abito alla Cenerentola
e vesti me da Principe Azzurro.
Ti guardo nel viso
ago, dalla testa di cruna:
Dolci fate vestite di blu
m'invitano alla danza
per un sentiero d'argento
su un tappeto di porpora.
Cantano e ballano
un mito soave
e mi effondono
di seta e bellezza.
In un angolo
se ne sta la Maga Nera
in compagnia di Stella e Stellina,
e già in fondo
si appresta la Maga Bianca
dormiente sulle ginocchia di Luna.
Luna
dispensa semi d'amore
nei suoi sentieri di notti infinite;
le sue liane
la giostra degli innamorati.
Sensazioni e carezze,
di Alice l'ebbrezza,
le sue meraviglie!
Ora la Dama Bianca
scende con l'ancella Alba
ed Aurora le va incontro.
Sale la Dama Nera
sul calesse di Diana
e Luna si allontana.
Ahì! Perché mi desti
ago,dalla testa di cruna?
"Vorrei”
Spegnermi vorrei
come una sigaretta
tra le tue labbra.
Accendermi
come una lucciola
nei tuoi ricordi più belli.
Esplodere
come un grande 'big bang'
per creare il più grande amore per te.
"Il 06 Giugno 2005*”
Una dimensione corporea
si espande nei mari e
si riveste di nuovi orizzonti.
Mete immense e nuove
l'attendono,
nuovi altari
per sublimarla.
Formazione,
sacrificio e
dolore.
Gemiti e
cespugli di rose.
Una stella tra noi:
E' nata Agnese.
*) Centenario della nascita di mio padre Crescenzio: "1905"
"Piccolo, piccolissimo Junior”
In un cielo pieno di stelle e pianeti,
pastore errante, ti cercavo;
volevo che tu fossi stato una luna
per chiamarti.
Osservavo fra gli astri e non ti trovavo.
Tu mi hai scorto e,
per abbracciarmi subito,
ti sei precipitato.
Sullo strapiombo sei stato per sette settimane,
a tremare.
Convulso non hai retto e sei caduto.
Io cercavo di arrampicarmi per darti sostegno,
ma la scoscesa era umida e scivolosa.
Un tappetino di lino bianco ti ha avvolto,
mentre piovevano lacrime di sangue e
di disperazione; una lacerazione.
Sei sfuggito dalle mie mani come un granellino,
portato via dal vento.
Il tuo cuoricino è un fiorellino nel mio cuore,
sul seno da latte di tua madre.
Ti cerco, nella notte, tra le stelle.
Ti mando bacini, piccolo, piccolissimo Junior.
"La clessidra”
Il mio Sentimento
è deposto
nella clessidra del Tempo,
in attesa di qualcuno
che v'insuffli il Movimento.
"Rocio”
Mille passioni
portano
la mia barca
verso liberi mari
a pescare sentimenti.
Penetro gli abissi
e risalgo i fiumi.
Cerco
nelle cornamuse scozzesi,
nei giardini di loto e
negli imperi d'Asburgo.
Alle fonti del Nilo e
sui grattacieli d'America.
Nei filosofi greci e
nei figli dei fiori.
Varco
meridiani e paralleli
fino ai deserti equatoriali.
Un piccolo granello di sabbia
custodisce un grande sentimento per me.
"Visi d'Angeli”
La solennità dell'ora
mi trovava nella tua Casa,
o Signore.
La Mensa.....
Perdona
o Buon Dio:
Nell'ora solenne
io ho amato le tue cristalline creature,
ho desiderato
baciare ad uno ad uno i tuoi angeli.
Si profilavano a mani giunte,
ed io ammiravo:
Dolci creature........
Angeli del Paradiso.
Ed osavo baciar sulle labbra,
come penetrare nell'intimo
della tua Grazia.
Dolci veneri del tuo regno,
che io ho profanato.
Piango.....
Perdona,
o Buon Dio,
la mia prepotenza!
"Germogli”
Nel bosco di querce e abeti
sono intricate le mie forze,
prigioniere di estasi
e fronde che espandono.
La divinità immolata
sugli altari della natura
purifica i cuori della terra.
Acque sgorgano,
s'incensano in vapori e nubi;
si ripiegano in solchi vitali.
Palpitando,
nuovi tralci
si avvinghiano al legno della Vita.
"Bagliori"
Raggi inchiodati
sul mio volto,
uno sguardo
dissolto nella luce,
che m'invita a salire,
a salire più in alto.
Celesti cieli
non vedo all'orizzonte
e volo, volo abbagliato.
Un vapore s'eleva
ed io vengo!
Restano solchi inariditi
sul viso di pece,
sul cuore di pietra.
"L'albero di noce"
Un mulino ad acqua diroccato, senza tetto, sotto al dirupo, vicino al fiume; un germoglio di noce sradicato, piantai, in quel luogo, una dimora all'aperto. E pregai.
Un dì, poi, partii, agguantata la valigia di cartone;
lasciai cari ricordi: I visi della gente. I giochi. Gli amici.
I primi amori. I frutti della vigna e le more del rovo.
Lacerazioni e disperazione galoppavano insieme alla corriera, che girava l'ultima curva in uno stridio di lacrime, per varcare nuovi orizzonti.
Assaporai nuove cucine, inalato odori. Cominciato a
mangiare la carne, a convivere col diabete ed il tumore;
gli inquinamenti ed i rumori della metropoli.
Ho incontrato altre etnie; ho condiviso con loro la tenda,
ho imparato altre lingue, colmato a gesti le lacune.
Ho pregato ed imparato ad amare. A lodare Dio Creatore.
Un giorno, poi, tornai al dirupo, laggiù vicino al fiume.
Nel mulino diroccato ora c'è un grandioso albero di noce.
Non stacco i virgulti. Non cerco nidi d'uccelli.
Apri le tue mani: Vi depongo i frutti, che ho raccolto,
perché Tu possa gustare il sapore della Terra. E piantare i semi, che germoglieranno a primavera. Nuova era.
Avanza, intanto, l'autunno coi suoi colori arcobaleno.
“La gaia gioia”
Le mani battono e spira fuori il vento, nel canneto è scompiglio: E' entrato l'uomo con la sua carabina.
Uccelli impallinati si addormentano per sempre.
O falciate le ali non tornano più al nido.
Abbaiano i cani, deposta la preda; grati i loro padroni,
pieni di gaudio, il petto gonfio. Ammaestrati,
addestrati al combattimento, contendono la preda
al falco cacciatore. Avverto il ruggito di Caino.
Di Romolo l'urlo. Degli agnelli l'ultimo belato;
delle colombe l'ultimo volo. Delle vestali il sacrificio.
Armonia oltraggiata, silenzio sublimato.
Un cuore trafitto; un'anima liberata.
Un volo di petali sugli altari della natura.
Si scrollano le anime, si purificano i cuori.
Germogliano nei cieli le stelle, lapidano Dio
di splendori. Illuminano il buio della notte.
Angeli custodi dell'umanità. Comete per
la guida dei veggenti. Profeti per il cammino
dei giusti. Levitazione e sussulti.
Apoteosi di beatitudine. La gaia gioia.
Dalla raccolta: "Thatanos o della Morte" * IL FRUTTETO Edizioni
"Agli avi”
Un mare di croci
incrocia il mio sguardo:
Genti
che al mio genere
ha dato il natale.
Avi!
Queste sono le fatiche
e le preghiere
al calore del sole?
Alla luce degli astri,
questo é il mondo
che anelaste per noi?
Cadono le lacrime:
Manto di rugiada
alle vostre pene,
brina che brilla
al nuovo domani.
"Azione”
Piange il sole,
trema la terra,
ride l'uomo.
"Beffa del vivere”
Vita,
come sei frivola,
vuoto
il destino che ti incontra.
Rido.....
e nella tua stupidità chiedo:
Quanto costa una cassa da morto?
Una bara
dove posare il corpo,
e allentare le mani,
nella dissoluzione
dell'involucro cellulare.
Per non viverti più,
famigerata,
cinicamente benigna,
lugubre e perfida.
Io non ho soldi per morire.
Offrirò l'anima mia
al Cielo,
a voi le mie ossa
perché possiate contarle.
"Grido”
Alla notte
i miei passi,
al mondo
la mia pace,
a me
la mia vita
continuamente grido.
"Idolatria”
Prendi del fango
ed incipriami il viso;
sputa nelle mie mani,
perché possa truccarmi.
La maschera
recita
il suo fascino.
Crepa, fratello!
Popolo, crepa!
Crepate tutti
al mio simulacro!
Il grande monumento di pietra
vive; la roccia
é dura a scalfirsi.
Nel suo cuore
cova
il mio viso arcigno di sfinge.
Idolatria!
E di me stesso,
il dio!
Ho divorato
il tuo corpo intriso di sangue.
Fratello,
il mio pasto é la tua Pasqua!
"Relitto”
Una barca scivola,
due remi ronzano
le acque lucenti
del plumbeo mare.
Va la vela,
continua a vagare.
Un uomo riposa,
sembra dormire.
Su di una spiaggia amena
un pigolio mortale
echeggia
nella solennità della pace.
"Per me” (Didionididilì*)
Per me
una giornata
è come una rosa.
Si schiude al mattino,
tramonta la sera.
Una giornata semplice,
umile.
Ma quando, a sera,
la rosa si chiude,
in me
sboccia una grande felicità:
Il mio Amore
sta tornando
dal suo lavoro.
*) Idioma tra Alicia ed Antonio
"Tramonto”
Nitide figure
cadono nel buio,
silenti nell'oscurità.
Muore questo giorno,
ed io insieme.
Foglie non fremono,
uccelli non volano,
non un lamento.
Risorgo
con il nuovo giorno.
Di splendore divino
fulge la Luce;
m'irradia e dice:
Io sono la Vita!
"Vita nuova”
Mani scarne,
carni scarlatte,
stringono:
Le spoglie di mia madre.
Non roteano più i giorni
e le stagioni;
le speranze,
le gioie e
gli amori.
Non più sorrisi,
né abbracci;
pianti,
saluti e
ritorni.
Non più la veglia
e il sonno.
Cara salma,
tu mi generasti!
Serva della natura
e mia suddita,
le mie labbra
ti rendono
il bacio al mio primo gemito.
Tu sei morta, o Serva;
il tuo Dio é sepolto.
"Portatemi via"
Scorribande di pirati, fuochi d'artiglieria
in fatiscenti vie di vino inebriate; porte abbattute
di locande putride. Gendarmi mietono sciacalli.
L'assesto di un colpo, il freddo della lama penetrante.
Sono trapassato; svegliato e ulcerato.
Padre perdona. Non sanno quello che fanno.
Tre figure eguali, in un pastrano grigio avvolti,
sorridenti: Mosè, Elia, Gesù. Trasfigurazione.
Metamorfosi; nave spaziale, intrecci di
luci azzurre in archi di fusoliera. Disco volante.
Io lasciato ad osservare sul greto del mondo,
mentre si allontana. Portatemi via.
"Incontro al Destino".
Solo due occhi ramingano sul fluire di due binari,
irradiati di rosso da una tetra luce.
Solo pensieri si dileguano nella notte senza stelle, senza cielo.
Sono cupi pensieri che si perdono a livello dei binari,
oltre il percepire, nella opacità.
Binari che bruciano! Destino che scotta!
Il destino di una vita morta in un'arida terra sconsacrata dall'uomo.
I miei sogni sommessamente cadono come petali, e muoiono.
Il mio essere infelice, va a perdersi nel buio...: Incontro al Destino!
L' iddio umano è sbronzo. Ed il pensiero corre ai ripari.
Schegge di coscienza si assetano alla fonte della conoscenza.
Un coraggio pauroso, nelle tenebre, osa piccoli passi.
La mia poesia di vita, come l'edera, s'inerpica, scavalca il muro, trova l'Amore.
Altre ramificazioni, nuovi giardini e profumati fiori sconosciuti.
Frutti, che barche di carta, da orizzonti lontani, mi portano.
Le spine non offuscano la bellezza delle rose. Il loro profumo inebria il dolore.
Del buon samaritano, la sosta e del levita, l'andare oltre.
L'eterno bambino intende ancora un passo nel giardino dell'Eden,
tra una libellula od uno scompiglio nel cespuglio, un nuovo bivio l'attende.
Dalla raccolta: "Omaggio o del tributo alla Poesia"
“Terra mia”*
Or son ritornato qua,
lontano star più non potea,
lassù, lontan di qua,
del lusso il rischio e della vita mia.
Paese di disperazione,
paese di oppressione,
più non potea restare
e son tornato.
Qui, terra mia,
che custodito mi hai nell'infanzia,
anche se nell'ignoranza,
amore hai dato all'anima mia.
Co' castelli e gallerie sulla sabbia del rio,
che presso la dimora mia si trasportò,
e mi divertia tanto
come ora che mi sei accanto.
Amore che mai potei trovare,
quando da te mi distaccai
per cercar di ritrovare
amor migliore di quello che mi dai.
Ma or son qua
presso la tua acqua
e dissetarmi potrò
del tuo gioco.
Andar via
più non potrò,
perché dal tuo amore
conquistato sarò.
*) Commento in terza persona dell'autore della poesia.
Proverbialmente l'autore ci raccomanda di non sparlare delle cose cui si appartiene, ma di difenderle qualora fosse detto del male.
Ricorda il suo ritorno nel Meridione e dice che non resisteva a stare a Milano e che mal sopportava il lusso ed il troppo traffico, cui egli si esponeva con grande pericolo di sé. Di conseguenza dice che è un paese di disperazione per poter viverci ed opprime ancora chi ha già sofferto. Quindi è ritornato. Là, nella terra che lo ha sempre protetto dalle insidie della natura, quando egli non sapeva ancora orientarsi e, sebbene crescesse nell'ignoranza tra la sua gente, era intelligente e generoso. Il poeta mostra più da vicino i suoi giochi: I castelli, le gallerie, che costruiva sulla sabbia di un piccolo ruscello, che scorreva nei pressi della sua dimora, e lo divertiva tanto come ora che sono nuovamente vicini. L'amore, la gioia che provava, invano cercò, quando dal suo luogo nativo egli si allontanò. Ora che è nuovamente là, felice potrà sfogarsi nel giuoco, che egli così chiama come la natura riesce a trattenerlo, e non pone alcuna resistenza, perché ormai il suo cuore ne è rimasto schiavo.
“Necessitas”
Commossa
in un sorriso velato,
caldamente bacia
il suo pargolo,
una mamma.
Apre l'ntrepide ali
per piagge lontane,
ove la terra serba
un ignaro destino.
Ella segue il padre pensoso
che lascia il suolo natio
per terre straniere.
Vanno insieme, e
tu piangi, piccolo mio.
Si dileguano
per il tuo bene, dicono.
Odierai
il babbo e la mamma tua,
e mesto li amerai
chè son loro l'amore,
sì caro al tuo cuore:
Al cuore di un piccolo
garzoncello scherzoso.
“Io e lo specchio”
Nel silenzio della sera,
che poco prima giorno era,
penso con che grande amore
la pace scende nel cuore.
E non per me, che qui son desto
e, pe' distrar l'anima mia,
in solita malinconia,
prego che il giorno venga presto.
Tutt'or è buio nella stanza
e il piè mio veloce avanza,
dopo di nuovo ritornando
penso cosa sto cercando.
Poich'io amo, cerco la pace
per quest'anima dolente,
che pur s'ancor sofferente,
compie sempre quel ch'el più piace.
Intanto va lo tempo rio,
mentre lo specchio trae l'occhio mio;
io mi domando quel ch'io sarei,
per cui dico: “Tu, tu chi sei?”.
“Ecco, un gobbo io son carco,
poich'a me manca fortezza
de divin imper, saggezza,
che mi fan disgraziato anco.
Mal interior è mia ruina
per cui ho timor che mi raffina
lo spirito e non il soma
ch'esso pur sembra che scema”.
Ma tu mi guardi esterreo
come s'io fossi un reo;
deh! Qual saria il mio neo
pe' qual paventi orrio?
Nel silenzio della notte,
che poco prima sera stette,
odo attraverso il vento
che questo è il peccato.
“Il nulla o il vuoto”
Cerco nella pioggia
ciò che non trovo nell'acqua,
cerco nel sole
ciò che non trovo nel deserto,
cerco nel vento
ciò che non trovo nell'aria.
Quel che cerco
è la cosa che è qui,
quella che non è lontan da qua
e che non trovo qui!
Ricerco e trovo
quel che cercavo
che non era
e pur era, s'è!
“La sveglia”
Tutto tace nella pace,
io son boia, ma ho noia,
voglio dormir e poi finir
quel ch'è stato già iniziato.
Tic – tac, tic – tac la sveglia fa;
tic – tac, tic – tac il tempo va!
Dormir non posso e non oso
p'essa rumor ch'a me fa orror,
e la paura se fa arsura
ne lo petto tutto erto.
Mi esterrea un pensier orreo,
ch'a questa mente or s'attende:
è la morte che trae a sorte
il nulla eterno o il viver eterno.
Mani tese or l'arnese
agli occhi portan pur tocchi
ed al suo dir porgo l'udir:
tic – tac, tic – tac, tic – tac....
D'un tratto e di scatto
mi desto, e immobil resto;
e piango che pianger devo
come suol chi non sa che vuol.
Io morir! Io finir!
No, io non voglio, no;
vò viver io, viver vò
e giammai perirò mai!
E tu mano, mia mano,
non senti, piangi e lamenti
il dolor che in mio cuor
prorombe ed il soccombe.
E tu morrai ed io mai,
poich'io sarò,
finito che sarà il tempo,
in spirito per l'eternità.
S'ora intendo per quell'ora
la vera vita ch'è in vista
ed inerte alle lancette
restar vorrei, pazzo sarei.
“Rimorsi”
Nella notte calma,
in una strada fredda,
s'ode un rumor di passi
che vanno, vanno...
Fermati! Fermati!
Una voce ti sussurra,
e tu vai, vai...!
Fermati! Sosta!
Più forte ti grida:
Chi ti perseguita?
Non sai? Tu non sai?
La cadenza dei soldati
o il terror d'un arcano?
Chissa! Chissa!
E corri, corri
nelle tenebre della notte,
ma ti conduce a morte.
Vuoi capir! Vuoi capir!
Un rimorso t'invade
e il tormento ti segue.
Oh, non ascolti! Oh, non ascolti!
Ti perdi nel buio del male,
nel buio del male,
tu che eri un innocente!
Un innocente!
Fermati! Fermati!
Lontano tu sei.
Non fuggir! Non fuggire!
“Incontro”
Passato è il tempo
dal dì che t'ho visto
ed ora vieni
con l'amor che rechi.
Io non solea sperar
di questo tuo tornar,
ma or ti ritrovo
in questo mio covo.
Mi sono trovato
con l'animo lavato,
il mio incontro è stato
con Te, mio innamorato.
Io amo solo Te,
perché vivo di Te
e Tu solo sei in me,
come io sono in Te.
Or Tu mi rifiuti,
chissà che mi calpesti,
ma io umiliato
torno a Te prostrato.
Voglio che Tu m'ami
come solevi da anni;
io mai più Ti lascerò
ed in Te poserò.
Miracolato o dell'intercessione di Papa Karol
Dal sito:www.karol-wojtyla.org (Testimonianze: 2008 pagina 2
Dal sito: www.vicariatusurbis.org/beatificazione
(testimonianze: Gennaio 2008) (con registrazione)
La Notte di Natale 2006, mentre la Vergine Maria
donava al mondo Gesù, io mi contraevo in forti
dolori addominali in quanto ero stato onorato
dalla Misericordia di Dio di un tumore maligno
al colon. Sono stato operato all'ospedale San Paolo
di Milano dal dottor Lucarelli il 6 Gennaio 2007.
Nella sofferenza abbracciavo mia figlia naturale
Agnese di un anno e mezzo. A Lei erano rivolte
le mie preoccupazioni. Pregavo Iddio che mi
facesse vivere per questa bambina e che però
fosse fatta la Sua volontà non la mia.
Il Signore da e il Signore toglie.
Benedetto è il nome del Signore.
Mi ricordai della lettera che Papa Giovanni Paolo II,
allora arcivescovo di Cracovia, scrisse a Padre Pio
perchè intercedesse con la preghiera e la sofferenza
a favore di una vedova con figli affetta da tumore.
Implorai Sua Santità di intercedere per me.
Una volta a casa sognai di trovarmi al mio paese natio
addobbato a festa con tanta gente perchè doveva
venire il vescovo, ma fui svegliato e il sogno si
infranse. Dopo due o tre giorni rifeci ancora lo
stesso sogno là dove si era interrotto e con mia
sorpresa notai che anzichè il Vescovo con abito
talare rosso era presente davanti a me voltato in
avanti il Papa vestito di bianco che voltandosi
delicatamente ci sorrise. Ed era come quando
era giovane. Subito mi svegliai e cominciai a
pregare commosso di gioia e trepidazione.
Ho rifiutato la proposta di chemioterapia perchè
mi sentivo guarito. Sto facendo comunque tutti
gli esami e controlli propostimi solo per dovere di
responsabilità, perchè io sono SICURISSIMO di
essere stato graziato, anche se i medici dicono che
devono passare almeno due anni perchè possa
dirsi di essere guarito.
Io non posso più aspettare. Grazie Santità.
Dal sito: www.vicariatusurbis.org/beatificazione
(testimonianze: Gennaio 2009)
Grazie Signore, perchè Ti manifesti! Grazie Santità!
Per Grazia ricevuta, per intercessione di Papa Karol,
oggi, trascorsi due anni dall'intervento chirurgico,
sono quì a ribadire la mia profonda gratitudine a
Sua Santità Giovanni Paolo II ed a testimoniare
ancora il miracolo della mia guarigione.
Riporto i miei dati oncologici:Adenocarcinoma
del cieco G3, pT3,N1-2/41(linfonodi positivi),
esordito con addome acuto, ascessualizzazione
e fistolizzazione neoplastica (C2 Duke's).
Comorbosità: Diabete. Ipertensione arteriosa.
Pregressi episodi di FAP. Ulcera duodenale
con episodi multipli di sanguinamento. Si
consiglia chemioterapia adiuvante con Folfox.
Io credo che le "malattie" non debbano essere
chiamate così, prendendo la radice dal male, ma
"miserie", cioè Misericordie che il Buon Dio ci
dona per provarci nel crogiolo e che essendo un
dono ci porta ad amarle (amiamo anche i nostri
nemici). Il più grande mistero dell'uomo è la Libertà,
nel senso che noi siamo liberi di essere liberi!
L'uomo è immerso nella "dualità" esistenziale
del Bene e del Male, così come tutto il creato.
Il pensare dell'uomo è parziale e relativo, come un
raggio di luce, ma la sua visione è "totale", non
percepita in quanto relativa, ma totale! Si può dire,
semplificando, che l'uomo è un raggio proiettato,
mentre Dio è l'essenza stessa della Luce!
E la Luce è la corteccia dell'Amore. La Luce si
può fermare perchè le tenebre non l'accolgono;
l'Amore, no, perchè si ciba del "buio" fino a
renderlo incandescente. L'Amore è inestinguibile,
perchè arde di un fuoco eterno, cui Tutti siamo
destinati (comunione dei santi). Le miserie o
malattie, le sofferenze e le angoscie, nutrono l'Amore,
che è "l'arte di donarsi" in ogni istante, anche da
moribondo. Bisogna espandersi, bisogna perdersi
per ritrovarsi. Bisogna dilatare la propria coscienza
non solo al prossimo, ma a tutto ciò che ci circonda
o di cui siamo a conoscenza. Essere in "Tutto" per
essere noi stessi. L'atto d'amore più grande per
l'uomo è il martirio: E' la sublimazione di se stesso,
il Bene supremo. Il Male, una volta esaurita la sua
forza distruttrice, diventa, a sua volta, nuovo Bene
da essere sublimato.
Ora, per non rifiutarmi, eseguo gli esami medici
che mi vengono proposti. Agnese, la bambina
naturale che Dio mi ha dato, cresce ed oggi compie
tre anni e sette mesi. Ho da sempre (trentasei anni)
un matrimonio "bianco" con mia moglie Alicia,
invalida al cento%, che accudisco.
Ho una famiglia allargata e le mie premure non
vengono meno.
Il Signore mi tiene in vita. Sia fatta sempre la Sua volontà.
Io posso solo pregare insieme a Voi e cantare:
Non nascondere il tuo Volto, Signore! Grazie Santità!
Milano, 06 Gennaio 2010
Mi chiamo Antonio ed oggi sono tre gli anni dall'evento tumorale occorsomi.
Grazie all'intercessione di Papa karol, io sono stato graziato. Grazie a Sua Santità!
Dio di Misericordia, Grazie!
Questa é la terza volta che scrivo (Testimonianze: Gennaio 08, Gennaio 09) per rendere ancora la mia testimonianza e la mia gratitudine anche ai medici, cui mi sottopongo con umiltà.
Camici bianchi. Sguardi puntati in occhi pieni di paura e mesti di fiducia. Angeli intorno a me. Arcobaleni. Consulti e bisturi. Il mio corpo immolato sugli altari della medicina: Pane spezzato offerto a Dio, che da e che toglie.
Benedetto é il suo Santo Nome! Benedetto tutto il Creato! Benedetta é la Vita!
In tutte le sue forme Essa è la Creazione più bella.
Meraviglie, contemplazioni, commozioni, sensazioni!
Emozioni, che si elevano al Cielo a guisa di preghiera.
Io vivo per grazia ricevuta, per accudire la figlia naturale Agnese, che Dio mi ha donato, e per Alicia, mia moglie invalida.
Nessuno vuole morire!
Poiché nessuno vuole morire è intrinseco che Tutti siamo immortali.
I suicidi esprimono la volontà di voler vivere e manifestano l'esigenza di una vita naturale e semplice.
Gli omicidi significano la devastazione dell'io e l'annichilimento della coscienza; la dannazione dell'anima.
Quando si ritiene che la vita non ha senso, se ne perde il gusto e si vive come in una forma di autismo.
Nessuno vuole morire per morire!
Un corpo degenerato, invalidato, vive l'esperienza della fragilità e della delicatezza di se stesso, del soffrire e del riuscire, del sorriso, dell'Amore, che accoglie le prove della fatica e della sofferenza.
Esso prega! Con fiducia preghiamo: Sia fatta la Tua volontà, o Dio!
Le malvagità e le angherie, gli egoismi e le usurpazioni, le violazioni e le ipocrisie incrociano questo Corpo che redime.
Un corpo in coma è un corpo che palpita in nuove esperienze: L'esperienza dello stato in luogo e non del movimento, della Luce e non del bagliore, dell'Amore e non del bene. E' un Essere cosciente, attonito e vibrante, che pulsa nell'aureola di altre dimensioni umane e dello Spirito.
Un corpo contorto nei meandri della sofferenza tende sempre alla Luce.
Sembra non sorridere, e la sua Bellezza s'irradia nella Gloria di Dio.
Un corpo fragile esprime tenerezza ed è caro all'Amore, che rigenera per renderlo testata d'angolo. E noi siamo la malta che edifica. Il sale della terra. Il profumo che tende alla santità. Anche noi ci perdiamo nell'ultimo raggio di sole per scivolare senza ombra nel buio ed illuminare la notte come le vergini sagge e sacre in attesa dello Sposo.
Ogni corpo è in se stesso un dono, che riceve e che da in forza dell'Amore.
Ogni forma, ogni corpo è una bellezza.
Tutto il firmamento è una bellezza:
La Bellezza di Dio!
L'anima mia s'incanta nel Signore e con Voi tende questa lode:
“Canto, cantiamo”
Canto a Te, Signor, canto a Te, Signore, io canto a Te.
Lodo Te, Signor, lodo Te, Signore, io lodo Te.
Ti tendo le mie mani, Signor, benedicile, Signore, io coltivo il mondo.
Il mio cuore é tuo, Signor, prendilo, Signore, io te lo offro.
Le mie lacrime, Signor, gocce di rugiada, Signore, io te le dono.
Tutto si compie, Signor, alla tua fonte, Signore, mi dai da bere.
Nel Cielo, Signor, tra le tue braccia, Signore, mi fai riposare.
Cantiamo a Te, Signor, cantiamo a Te, Signore, noi cantiamo a Te.
Lodiamo Te, Signor, lodiamo Te, Signore, noi lodiamo Te.
Le nostre braccia son tue, Signor, abbracciale, Signore, noi solleviamo il mondo.
Le nostre fatiche, Signor, le nostre preghiere, Signore, noi te le offriamo.
Siamo i frutti del mondo, Signor, provaci, Signore, noi ci doniamo a Te.
Il tuo cuore ci accoglie, Signor, il tuo sorriso, Signore, ci riempie di gioia.
Nel Paradiso, Signor, il tuo amore, Signore, ci dona la Vita.
Grazie, Santità! Ora percepisco cosa vuol dire "spostare le montagne" con un briciolo di fede. Grazie, Spirito Santo di Pentecoste!
Da:
antonio.croce@email.it [mailto:antonio.croce@email.it]
Inviato: martedì 22 dicembre 2009 18.06
A: paolo.marchetti@ospedalesantandrea.it
Oggetto: Buon Natale e Buon Anno.
Egregio Professore,
Oggi ho avuto modo di sentirLa per caso a Medicina 33 e credo fermamente nello Spirito che rigenera e fa miracoli perché io sono stato miracolato con l'aiuto di Voi medici. Io non ho il tempo di pensare a me stesso perché devo accudire mia moglie invalida al 100% a causa della CMT e mia figlia naturale di quasi cinque anni. Non penso agli anni a venire, ma a mia moglie ed al futuro di mia figlia, anche se sono nelle mani di Dio. Io vivo ogni giorno come se fosse il primo della settimana, il primo giorno del mese, il primo giorno dell'anno o il primo giorno del secolo. Ogni volta che apro gli occhi per me è una gioia, rinasco di nuovo, e prego. Io vivo perché Dio lo vuole. Questa mia scrittura vuole essere di conforto ai suoi pensieri e di vero augurio. Grazie. Gradisca i miei cordiali saluti. Buon Natale e Buon Anno. Antonio Croce. |
La ringrazio per le sue parole, che mi confortano in un impegno non sempre compreso!
Sinceri auguri.
Paolo Marchetti
Professore Ordinario di Oncologia Medica
II Facoltà di Medicina e Chirurgia
"Sapienza" Università di Roma
Direttore Oncologia Medica
Ospedale Sant'Andrea
Via di Grottarossa, 1035 – 1039
00189 Roma
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" Vergine di Valleverde *) ”
Vergine Santa,
Nitida e Bella.
Eccelsa nella Luce,
Sublime nel Dolore.
Ai piedi della Croce,
chiamami Giovanni.
Per le strade del Mondo,
io sono un Cireneo.
Prendi il mantello,
il pane prezioso
e il frutto della vigna
di san Martino.
Il canto dell'usignolo,
l'ululato del lupo
e il giglio profumato
dell' Antoniano.
A Valleverde,
eccomi, Niccolò °).
Ti costruisco un Santuario,
Letizia dell'Amore.
Consolazione al Migrante,
Suffragio al Pellegrino
e Latte delizioso
ai pargoli piangenti.
Ti porto
Pietre consacrate dalla Polonia,
Pietre Vive
per il Tuo Santuario!
Non ho paura
abbracciato all'Albero Maestro,
palpitando
mi avvinchio al Legno della Vita!
Un Pane gioioso,
un Vino prelibato,
Tu dai ai tuoi figli,
fratelli di Gesù.
Vedi, Maria,
Gesù è Vivo!
Vive nel Tabernacolo!
Vive nei nostri cuori!
Alla porta del Tempio
io sono Simeone.
I nostri peccati
Ti trafiggono l'anima.
Prendimi per mano,
sono la Tua Litania.
Salute degli infermi
prega per noi.
Tu sei Vergine.
Tu sei Bella.
Tu sei Nitida.
Tu sei Santa.
Santa Madre di Dio.
Eccelsa Madre nostra.
Sublima i nostri peccati.
Donaci il sorriso di Gesù.
Il sorriso di Dio è Amore.
Ci riempie di gioia
quì, sulla Terra e,
domani, con Te, in Paradiso.
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*) Nuovo Santuario di Valleverde in Bovino (Foggia)
consacrato da S.S. Giovanni Paolo II°.
°) La Santa Vergine apparve a Niccolò.